Il vincitore del Nobel per la Fisica è sir Roger Penrose, 89 anni, ateo ma nient’affatto convito che Dio non esista. Tutt’altro.
Penrose è considerato senza dubbio una delle menti più geniali e brillanti della fisica contemporanea. Il suo premio arriva ora che ha novant’anni, ma le sue prime importanti scoperte risalgono a quando ne aveva 55. Nato in una famiglia di scienziati e artisti, è figlio di uno psichiatra e genetista conosciuto per i suoi studi sul ritardo mentale.
Prima di cimentarsi negli studi sul Big Bang e la singolarità gravitazionale, che lo hanno portato a ricevere l’ambito premio, ha sostenuto per anni la teoria “dello stato stazionario” di Fred Hoyle, in cui si afferma che l’universo, oltre a possedere le stesse priorità sia nello spazio che nel tempo, non ha né una fine né un inizio.
Per molto tempo ha lavorato a fianco di Stephen Hawking, costruendo con lui un saldo rapporto di vera amicizia, ma su certi aspetti spingendosi ben oltre. Penrose infatti non si è fermato al campo della cosmologia e dell’astrofisica, come allo stesso tempo non si è limitato alle leggi e teorie scientifiche già emerse dall’osservazione e lo studio delle stelle.
A questo proposito, è molto significativo un dibattito recente in cui Penrose ha limpidamente lasciato aperta la porta della scienza all’esistenza di Dio. “Ci sono tre grandi misteri nei campi della matematica, della coscienza e del mondo fisico che la scienza deve ancora spiegare”, è una delle sue frasi più gettonate. Questi misteri sono stati spiegati con chiarezza dallo scienziato.
Il primo, è “il fatto che la fisica sia guidata in modo incredibilmente preciso da equazioni matematiche“. Il secondo, riguarda il “come l’esperienza consapevole può sorgere quando queste circostanze sembrano essere giuste”. Il terzo e ultimo, infine, ha a che fare con “la nostra capacità di usare una comprensione cosciente per comprendere la matematica e straordinarie idee autocoscienti ma profonde che sono lontane dalle mie esperienze”.
Nei suoi libri recenti, d’altronde, ha riproposto senza paura la teoria dei “multiversi”, ovvero dell’ipotesi nata in seno alla fisica quantistica che possano esistere numerosi universi paralleli, e che questi siano anche alla base della coscienza umana. “La coscienza quantistica di ogni essere vivente è indipendente dal corpo e potrebbe sopravvivere alla morte del cervello, per sopravvivere sotto diverse forme. Come? Nell’esistenza infinita”, afferma il fisico, ora premio Nobel.
Per il filosofo delle religioni William Craig, acceso sostenitore nel dibattito filosofico dell’idea di un Creatore all’origine dell’universo, le parole di Penrose non sono altro che un “piccolo passo” verso la consapevolezza che, dietro i tre grandi misteri di cui parla il Premio Nobel, ci sia Dio.
Giovanni Bernardi
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