Per penitenza il Padre mi diede da recitare la coroncina che mi ha insegnato Gesù. Mentre recitavo la coroncina sentii improvvisamente una voce: «Oh! che grandi grazie concederò alle anime che reciteranno questa coroncina: le viscere della Mia Misericordia s’inteneriscono per coloro che recitano la coroncina.Scrivi queste parole, figlia Mia, parla al mondo della Mia Misericordia. Che conosca tutta l’umanità la Mia insondabile Misericordia. Questo è un segno per gli ultimi tempi, dopo i quali arriverà il giorno della giustizia. Fintanto che c’è tempo ricorrano alla sorgente della Mia Misericordia, approfittino del Sangue e Acqua scaturiti per loro».
Pagina 209 del Diario di Santa suora Faustina Kowalska
Nella Sacra Scrittura “misericordia” è parola dalle molteplici sfumature, come altrettante variazioni dell’amore: tenerezza, bontà, compassione, clemenza, perdono, grazia. Le sue radici latine, misereri e cor-cordis, portano a significare la realtà di Dio nel cuore delle miserie umane. Il termine ebraico rahamîn rinvia, invece, alle viscere della madre che si commuove fino alle lacrime per il proprio figlio (cf. Is 49,15). Dio è sempre pronto a chinarsi sul peccatore e a donargli il suo perdono, manifestazione suprema delle sue “viscere” di misericordia. Non c’è peccato di alcun genere che possa cancellare dalla memoria e dal cuore di Dio uno solo dei suoi figli. “Dio ricorda, sempre, non dimentica nessuno – assicura Papa Francesco – di quelli che ha creato; Lui è Padre, sempre in attesa vigile e amorevole di vedere rinascere nel cuore del figlio il desiderio del ritorno a casa. E quando riconosce quel desiderio, anche semplicemente accennato, e tante volte quasi incosciente, subito gli è accanto, e con il suo perdono gli rende più lieve il cammino della conversione e del ritorno”.
La Chiesa è messaggera e testimone dell’infinita bontà di Dio Padre, che ama l’uomo così com’è, con i suoi limiti, con i suoi peccati. “L’affermazione Dio è misericordia significa che Dio ha un cuore per i miseri. Egli – scrive Walter Kasper – non è un Dio, per così dire, disinteressato al destino degli uomini, ma piuttosto si lascia commuovere e toccare dalla miseria dell’uomo”. La misericordia divina “veste” di candore il peccatore pentito, ma non “traveste” di santità il peccato. “La medicina della misericordia – osserva Bruno Forte – non è mai finalizzata a favorire i naufragi, ma sempre e solo a salvare la barca sul mare in tempesta e a dare ai naufraghi l’accoglienza, la cura e il sostegno necessari”. “La divina misericordia – puntualizza Gerhard Ludwig Müller – non è una dispensa dai comandamenti di Dio e dagli insegnamenti della Chiesa. È tutto il contrario: Dio, per infinita misericordia, ci concede la forza della grazia per un pieno adempimento dei suoi comandi e così ristabilire in noi, dopo la caduta, la sua immagine perfetta di Padre celeste”.
Dio proclama la giustizia con forza, ma al tempo stesso cura le ferite con il balsamo della misericordia, che non elimina i comandamenti ma ne è la chiave ermeneutica (cf. Mt 12,7; Os 6,6). Giustizia e misericordia non sono semplici attributi ma nomi di Dio che rivelano il suo Volto. Giustizia e misericordia sono due realtà differenti soltanto per noi uomini, che distinguiamo un atto giusto (ciò che è all’altro dovuto) da un atto d’amore (ciò che è donato per bontà). Ma per Dio non è così: in Lui giustizia e misericordia coincidono; non c’è un’azione giusta che non sia anche atto di misericordia e, nello stesso tempo, non c’è un’azione misericordiosa che non sia perfettamente giusta. La parabola dei lavoratori presi a giornata in ore diverse e tuttavia pagati allo stesso modo rende esplicito il delicato rapporto tra giustizia e misericordia (cf. Mt 20,1-16).
La misericordia senza giustizia sarebbe ipocrita, mentre la giustizia senza misericordia sarebbe cieca. “Non c’è giustizia senza perdono – precisava Benedetto XVI – ma nello stesso tempo il perdono non sostituisce la giustizia e non significa negazione del male. Il concetto di perdono nel cristianesimo fa nascere una nuova idea di giustizia, che non si limita a punire ma riconcilia e guarisce”. La misericordia divina si manifesta come silenzio che accoglie, ascolta, perdona, ama perdutamente tutti i suoi figli, pronunciando una sola ed eterna Parola, il Figlio, il Verbo fatto carne. Gesù Cristo è nella storia l’amore che Dio vuole essere dinanzi alla miseria umana: “eccesso” di grazia; nell’evento della Croce ci offre la “misura alta” del suo amore che sopravanza il peccato. “Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia” (Rm 5,20).
La misura infinita della grazia precede addirittura il nostro pentimento. Il bene non solo precede il male, ma riesce ad avere ragione anche di ogni suo eccesso, che si scatena dentro la spirale più terrificante del vizio. Se il male ha una misura estrema di perversione, la misura della grazia è infinitamente più “esagerata” nell’ordine del bene. Non c’è un’estrema linea di frontiera, nei territori dell’abiezione umana, oltre la quale è fatto divieto alla grazia di avventurarsi. Del resto, nemmeno l’atto di radicale opposizione alla volontà di Dio, che ha generato una lesione profonda nella storia dell’umanità (cf. Gen 3), ha potuto estirpare la radice del bene. “Per quanto radicale – sottolinea Paul Ricoeur – il male non potrà mai essere originario come la bontà”. Il male è un parassita del bene, e tuttavia anche il peccatore più incallito conserva un pizzico di nostalgia per il bene!
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