“Non esiste alcun peccato che Dio non possa perdonare”. E’ ciò che
Papa Francesco ha ripetuto, più volte, ai confessori che hanno il compito di “accogliere” le nostre mancanze.
La confessione, dunque, non è affatto un interrogatorio, un “mettere alla gogna il peccatore”, ma una manifestazione di misericordia, quella di Dio, che è infinita e mai invadente, anzi attende di essere desiderata con tutto il cuore.
“Non dimentichiamolo mai, sia come penitenti che come confessori: non esiste alcun peccato che Dio non possa perdonare! Nessuno! Solo ciò che è sottratto alla divina misericordia, non può essere perdonato, come chi si sottrae al sole non può essere illuminato né riscaldato”.
Ogni confessore, inoltre, è esortato a mostrare il massimo rispetto, per coloro che si presentano al confessionale e si pentono dei proprio peccati.
Si deve fare attenzione, si deve tener conto “della dignità e delle storia personale di ciascuno”. Il confessore aiuta, semplicemente, il penitente a “comprendere che cosa Dio vuole da lui o da lei”. “Per questo la Chiesa è chiamata ad iniziare i suoi membri -sacerdoti, religiosi e laici- all’arte dell’accompagnamento, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro”.
In effetti, “ogni fedele penitente, che si accosta al confessionale, e’ terra sacra, da coltivare con dedizione, cura e attenzione pastorale”.
Ecco perché i confessori, i sacerdoti che amministrano il Sacramento della Riconciliazione, devono essere ben istruiti, nel loro compito di accoglienza e di guida, che agevola la conversione del fedele. “Tutti dovrebbero uscire dal confessionale con la felicità nel cuore, con il volto raggiante di speranza”, “bagnato dalle lacrime della conversione e della gioia che ne deriva”.
La confessione è, infatti, “un incontro liberante e ricco di umanità, attraverso il quale poter educare alla misericordia, che non esclude, anzi comprende anche il giusto impegno di riparare, per quanto possibile, il male commesso”.
Il fedele che si è avvicinato al Sacramento della Riconciliazione, dal canto suo, dovrà incoraggiarsi a farlo frequentemente e nella maniera più opportuna, mentre ogni sacerdote risponda alle domande, proposte dal Santo Padre: “Io, sacerdote, amo così il Signore, che mi ha fatto ministro della sua misericordia? Io, confessore, sono disponibile al cambiamento, alla conversione, come questo penitente, del quale sono stato posto al servizio?”.
Antonella Sanicanti