La Tavola Ouija è un “mezzo esoterico”, per comunicare con gli spiriti occulti; una porta verso un mondo di morti e demoni, pericoloso anche solo da immaginare.
Se si sbircia un po’ in internet, si trovano tantissime testimonianze di persone che, con molta leggerezza, si sono lasciate trascinare in una seduta spiritica, effettuata con la Tavola Ouija.
Questi ancora pagano, spiritualmente parlando, le conseguenze di quella bravata.
Oltre ad aver avvertito, in quel momento, delle presenze spirituali inquietanti, continuano ad assistere, nelle loro vite, a fenomeni inspiegabili e ad avere incubi notturni (tanto per semplificare). In internet, oltre a queste documentazioni, purtroppo, si trovano anche molti annunci, di Siti e-Commerce diffusi e noti, che vendono, per pochi euro, la Tavola Ouija, senza curarsi di chi potrebbe acquistarla e/o farne uso.
La Tavola Ouija consiste in un piano, solitamente di legno o di plastica, su cui sono segnate le lettere dell’alfabeto, i numeri dallo 0 al 9, un “sì”e un “no”, un ingresso e un’uscita, qualche altro simbolo. Ogni Tavola Ouija è fornita di un indicatore, che si sposta, quando, nelle sedute spiritiche, le mani del richiedente (mentre tutti gli altri partecipanti, intanto, sono disposti intorno) poggiano su di esso. Così, tra lettere e numeri, “risponde”, formulando una parola o frase di senso compiuto, dettati dallo spirito evocato, un defunto o un demone.
Detto in poche parole: il richiedente, facente parte del gruppo di persone che si apprestano a fare la seduta spiritica, fa una domanda allo spirito evocato e la Tavola Ouija risponde, attraverso l’indicatore.
Esistono diverse varianti di questo strumento diabolico; tutte hanno lo stesso scopo finale: introdurre gli ingenui, come gli esperti, nel mondo degli spiriti.
I costruttori della Tavoletta Ouija erano uomini d’affari: Elijah J. Bond (la cui lapide, senza nome, nel cimitero di Baltimora, è identificata con l’incisione della Tavola Ouija) e Charles Kennard, che la brevettarono e la misero in commercio, il 28 Maggio del 1890.
Anni più tardi, nel 1901, un certo William Fuld ne acquisto i diritti e, da allora, si chiamò Tavola Ouija, espressione che pare derivi da “oui” più “ja”, che, in lingua francese e tedesca rispettivamente, vogliono dire semplicemente “si”.
Oggi, e dal 1991, i diritti per la Tavola Ouija sono passati alla Hasbro!
Nessuno conosce il motivo per cui abbia tutto quel potere medianico. Molti pensano che, molto prima del brevetto di Elijah J. Bond e Charles Kennard, fosse, essa, un attrezzo usato nell’antichità, per mettersi in contatto con delle forze ultra-umane.
Nessuno sa neppure l’origine del suo nome, ma molti film, specialmente americani, ne esibiscono l’uso, senza alcuna remora, e lo associano a innocenti giochi adolescenziali!
Gli esoterici stessi la consigliano, per iniziare a mettersi in contatto con il mondo dei morti.
Pare che raccomandino un rituale preciso, prima di usarla, e che la riuscita della seduta sia legata alla esperienza dei partecipanti, nel campo dell’occultismo. Proprio l’inesperienza di chi la utilizza, infatti, può accrescerne pericolosità, in quando il rito va aperto e chiuso; va soprattutto chiuso, in maniera corretta, per non lasciare liberi gli spiriti intervenuti alla “serata” di muoversi per il mondo, a loro piacimento.
La presenza evocata, infatti, sarebbe, in quel caso, autorizzata a prendere possesso dell’ambiente circostante e, se si trattasse di uno spirito demoniaco, potrebbe, addirittura, impossessarsi del malcapitato di turno.
Anche se qualcuno pensa che si tratti di suggestione e che, in realtà, i movimenti sulla Tavola Ouija siano determinati da azioni inconsce, dunque inconsapevoli, le persone restano emotivamente coinvolte, in quel processo di evocazione.
La Sacra Scrittura dice: “Non vi rivolgete agli spiriti, né agli indovini; non li consultate, per non contaminarvi a causa loro. Io sono il Signore vostro Dio” (Levitico 19, 31).
“Se vi si dice: “Consultate quelli che evocano gli spiriti e gli indovini,
quelli che sussurrano e bisbigliano”, rispondete: “Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti in favore dei vivi?”.” (Isaia 8, 19).
Tra le testimonianze raccontate, di persone che hanno usato la Tavola Ouija con leggerezza, leggiamo il sunto di un’esperienza singolare e -grazie a Dio- finita bene:
“Ero con un’altra mia amica e la convinsi a provare (…); cominciammo e, per un po’, c’erano solo lettere confuse e senza senso. Ad un certo punto, comincia a scriverci uno spirito, ci dice di chiamarsi Diego e ci racconta quella che era stata la sua vita. Ci racconta che era fidanzato con una ragazza di nome Anna, che stava per sposare, ma che una sera, mentre stava andando da lei, fece un incidente con la macchina e morì sul colpo”.
A quel punto le ragazze, abbastanza tranquillizzate da quello che sembrava essere uno spirito mansueto, fecero delle domande sull’al di la.
“Poi incalzò, dicendo che amava ancora questa Anna e chiede a noi un favore. Ci dice il cognome, la scuola dove studiava, la città e dopo ci dice: “Mi state simpatiche, ragazze, credo che siate abbastanza buone da farmi questo favore. E voglio essere sincero con voi, dovete cercare Anna e dovete ucciderla!”.”.
Ma, al rifiuto delle ragazze, lo spirito cominciò ad insultarle, fine a che queste non riuscirono a chiudere il rito.
Indipendentemente dalla esperienza o dalla spiritualità di queste persone, noi cristiani sappiamo bene che, se avessimo commesso la “mancanza” di usare una qualche tecnica, per introdurci al mondo esoterico, bisognerebbe che ci purificassimo.
Lo si fa attraverso moltissime preghiere di liberazione dal male, che contengono proprio la dicitura: “Per ogni ricerca fatta nel campo dell’occulto: Tavole Ouija … perdonami, o Signore”.
A queste, ovviamente, va associata una condotta cristiana seria e costante.
Antonella Sanicanti
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