L’espediente più in voga nel mondo dei credenti cristiani, che a quanto indifferenza alcuni hanno raggiunto la maestria dei laicisti, è l’utilizzo del “non giudicate, per non essere giudicati”. Con questo stratagemma, farlocco, si mettono la coscienza in pace lavandosi le mani di tutto quello che accade.
La moralità igienica, di cui parlava T. S. Eliot, serve proprio a questo: non mettere mai a rischio il proprio benessere. Certo, non tutti i cattolici sono così, ma è pur vero che moltissimi in questa tendenza ci sguazzano. Le prove? Sono davvero pochi quelli che alle elezioni, nel momento di votare, si pongono le domande che un credente dovrebbe chiedersi. Difatti i pochissimi politici che, oltre ai problemi economici, propongono di rispettare i cosiddetti valori non negoziabili, ricevono percentuali da brividi, rischiando l’azzeramento parlamentare.
Il credente post moderno pensa e vive di pancia e come l’ateo è diventato un essere privo di discernimento, consegnandosi anima e corpo al pensiero unico. La TV rappresenta la sua guida, il suo vangelo. I mezzi di comunicazione gli possono raccontare tutto e il contrario di tutto, possono farlo commuovere davanti alla foto un bambino musulmano privo di vita su una spiaggia turca, o a un filmato sui barconi pieni di disperati con gli immancabili bambini in primo piano che arrivano nelle coste italiane. Ma delle migliaia di cristiani violentati, uccisi, bruciati vivi dal Daesh, si dimenticano non appena i soliti noti che gestiscono l’oracolo delfico televisivo decidono di lasciare a bagnomaria i cristiani attraverso l’oscuramento delle notizie, le mezze verità e l’inganno.
La regola aurea imposta è indignarsi ma non agire. Scaricare l’indignazione al bar con gli amici, con la moglie o il marito, su Facebook, ma non agire. A forza di indignarci siamo arrivati alla frutta. I cittadini autoctoni sono meno tutelati dei migranti. Secondo l’ISTAT tra il 2015 e 2016 quattro milioni e 598mila italiani vivono nella povertà assoluta. Ma i migranti cosiddetti economici continuano ad arrivare, anzi, vanno a prenderli direttamente poco fuori dalle coste libiche. A spese dei contribuenti. Mentre decine di migliaia di cristiani nei paesi musulmani vengono perseguitati, a Bruxelles hanno approvato la legge sull’islamofobia. Se qualche spericolato fa notare i paradossi della nostra società, i cattolici dalla moralità igienica lo sbattezzano sul posto: Tu non sei un vero cristiano. Chi sei tu per giudicare?
Ma davvero il cristiano non deve mai giudicare? Dobbiamo stare zitti davanti alle ingiustizie? Eliminare i tribunali? Lasciare i ladri, i calunniatori e gli assassini girare tranquillamente per le strade? Fior di teologi ci hanno detto l’ovvio. Il non giudicare evangelico significa “non condannare”, ed è relativo alla quotidianità, alle azioni e alle tendenze caratteriali di cui tutti siamo vittime. Difatti il Vangelo parla di trave e pagliuzza, non di crimini. Gesù Cristo ci allerta, dicendoci “siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Matteo 10,16).
Come ho già scritto altre volte, senza giudicare non si distingue nemmeno un lupo da un barboncino. Il senso di giudizio – non per invidia o per umiliare, cui si riferiscono i passi evangelici – è il carattere distintivo dell’essere umano. Senza il senso critico l’essere umano sarebbe rimasto per millenni a guardare la luna dalle caverne. Il senso critico è la capacità di questionare e analizzare in forma razionale e intelligente, è la chiave che ha aperto le porte della scienza, della filosofia, della comprensione di noi stessi e del mondo che ci circonda. Il che significa che quando un prete male informato, per pigrizia o menefreghismo, ci dice di non giudicare, fa un cattivo servizio al Vangelo rendendo i fedeli creduloni passivi e masochisti. Convinti di andare in paradiso con un comportamento che nulla ha di cristiano, si consegnano come fessi sacrificali al dio Moloch.
A proposito dei cristiani tiepidi San Paolo è chiaro, sembra scritto oggi: “annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero” (Timoteo 2-4, 1). Bene. Quanti preti conosciamo che annunciano il vangelo ai non battezzati? Se per Bergoglio “Dio non è cattolico” che senso ha, ed ha avuto durante duemila anni, la missione alle genti?
Tutti siamo chiamati a difendere i deboli, a tutelare gli onesti, a favorire la pacifica convivenza dei popoli. Oggi accade esattamente il contrario. Si tutelano i disonesti e i criminali, e chi non si adegua è considerato oscurantista, omofobo, islamofobo, razzista, fascista, ecc… La corruzione, dunque, è entrata anche nell’interpretazione evangelica. Il “porgi l’altra guancia” è considerato, erroneamente, pacifismo radicale. Alla Gandhi. Il metodo pseudo evangelico del mahatma è funzionato solo perché all’opposizione si trovava un popolo, gli inglesi, che adottava una Costituzione che fondava le sue radici nel Vangelo. Se al posto dei militari di sua maestà britannica ci fossero stati i musulmani o gli induisti, la protesta pacifista non sarebbe durata un giorno. Non è una caso se Gandhi è stato assassinato proprio da un induista.
Dobbiamo porgere sempre l’altra guancia? Sant’Agostino, commenta: «[…] La legge del taglione mirava ad eguagliare la pena o la difesa all’offesa e faceva in modo che la persona lesa non trascendesse nella legittima difesa. Poneva dunque un limite all’ira affinché non divenisse sproporzionata. […] Così la Legge antica non è contraddetta, ma perfezionata dalla nuova ed evangelica, la quale allontana il rischio di eccesso di legittima difesa ancor meglio della legge del taglione. Perciò se occorre sii disposto a perdonare, ma non ti ci devi sottomettere senza necessità. Infatti ciò potrebbe essere imprudenza e falsa umiltà e quasi un provocare Dio. Gesù stesso percosso rispose: “perché mi percuoti? E non porse l’altra guancia” (Io., XVIII). Il Vangelo qui non vieta il castigo del male e del reo il quale giovi a correggerlo, se fatto senza ira disordinata» (In Matth. V, 38).
La legittima difesa è pienamente giustificata da Gesù Cristo stesso: «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una» (Lc 22, 35-36).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, nel capitolo Legittima difesa (2264), insegna: «L’amore verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. È quindi legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale: Se uno nel difendere la propria vita usa maggior violenza del necessario, il suo atto è illecito. Se invece reagisce con moderazione, allora la difesa è lecita […]. E non è necessario per la salvezza dell’anima che uno rinunzi alla legittima difesa per evitare l’uccisione di altri: poiché un uomo è tenuto di più a provvedere alla propria vita che alla vita altrui».
La Storia conferma i santi e la Chiesa. Se i nostri antenati fossero stati intellettualmente e spiritualmente strabici come lo siamo oggi, da qualche secolo in Europa si parlerebbe la lingua araba e il Cristo lo considereremmo un semplice profeta, nemmeno morto in croce, inferiore a Maometto. Il cristianesimo si è salvato grazie alla preghiera e alla difesa risolutiva. La sola preghiera non sarebbe bastata, come sapevano i bizantini di Costantinopoli, quando le monache e i religiosi in preghiera venivano squartati mentre pregavano nelle proprie chiese dalle spade islamiche. Ma non è necessario andare lontani nel tempo. Anche oggi non pochi religiosi vengono eliminati senza tanti complimenti in terra musulmana. In Europa hanno iniziato recentemente, come nel caso di padre francese Jacques Hamel, 86 anni, sgozzato mentre celebrava la santa messa.
Il tiepido non è un prodotto post moderno, magari vittima del sistema mediatico, appartiene ad una tipologia umana ben radicata nei tessuti sociali di tutti i tempi. È talmente pericoloso che San Giovanni non gli fa sconti: «Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente io ti vomiterò dalla mia bocca» (Ap 3, 15-16).