“Per carità, ho solo dato un po’ di pane a chi non ce l’aveva e non gli ho mica chiesto il passaporto.”. Comincia così il resoconto di un vicenda che vorremmo si moltiplicasse e si diffondesse, come il pane in questione, se fosse il protagonista della parabola di Cristo. La vorremmo leggere ogni giorno sul giornali o sentire al lancio del notiziario in TV.
Il nostro eroe si chiama Paolo Filippini, è toscano ed ha 48 anni.
Per vivere manda avanti una macelleria a Pian di Scò, in provincia di Firenze.
Il giorno di Ferragosto, uno sconosciuto è entrato nel suo negozio, chiedendo un po’ di pane. Paolo, senza nemmeno chiedersi chi fosse o da dove provenisse o quanto fosse impellente il suo bisogno, ha preso l’ultimo pezzo rimasto, che avrebbe portato a casa, alla sua famiglia, per il pranzo di quel giorno, e lo ha diviso con lo straniero, senza farsi pagare: “Free, gratis, regalo di Paolo e famiglia. Bye, bye, friend!”, così lo aveva salutato.
Ma quella non sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbe visto. Qualche giorno dopo, un’auto blindata con la targa di Città del Vaticano, con tanto di scorta e finestrini scuri, si è fermata davanti a lui: “Quando ho visto quella carovana, mi è quasi venuto un colpo, i vicini sono scesi in strada, la gente è uscita dai negozi. Maremma che ho combinato, sarà mica la Guardia di Finanza? Mi sono chiesto. Poi, siccome le tasse le ho sempre pagate tutte, ho detto che forse era successo qualcos’altro. Prima è entrato un signore che mi ha chiesto se poteva bonificare il mio negozio, sì, come fanno quando arrivano personaggi importanti. Poi, dall’auto argentata, è sceso lui, l’uomo del pane. E io sono rimasto a bocca aperta.”.
Così Paolo ha scoperto di aver fatto, giorni prima, la carità a Louis Lawrence Bono, l’ambasciatore americano alla Santa Sede, che ora era li, poiché non si era dimenticato del suo gesto gentile e disinteressato. “Quando si è presentato, lasciandomi un biglietto da visita, credevo di essere su “Scherzi a parte”. Sono rimasto immobile, incredulo. Lui mi ha detto che avevo fatto una grande cosa a rinunciare a metà del pane per donarlo a lui: “Ne avevi poco anche per la tua famiglia, eppure non hai esitato ad aiutarmi. Sei una brava persona.”, mi ha detto. Poi mi ha chiesto il mio indirizzo per mandarmi un pensierino, una volta rientrato a Roma.”.
L’ambasciatore ha poi pensato di fare la spesa proprio al negozio di Paolo, acquistando ben 8 chili di bistecche!
I due si sono salutati con un abbraccio, ma siamo pronti a scommettere che si vedranno ancora.
Sono questi infatti i gesti che tengono legati gli esseri umani: sorridersi a vicenda, come se (e così è) fossimo tutti parte di una stessa grande famiglia, quella del Cristo.
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