CATECHESI DI DON DOLINDO RUOTOLO
Non ci lamentiamo mai con Dio, invocando la giustizia su chi ci fa del male, se non vogliamo trovarci dinanzi ad una situazione ancora più penosa. A che giova il castigo inesorabile degli empi? Essi stessi diventano peggiori e ci fanno un male maggiore. Imploriamo per loro i lumi, la misericordia e la conversione sincera, affinché conoscano il male che hanno fatto, si emendino e lo riparino. Non è necessaria la violenza, ma la forza interna che li guidi e li muti, e questo dobbiamo implorare dalla misericordia di Dio. Certe grazie sono come i frutti di stagione: maturano a loro tempo col calore del sole.
La misericordia di Dio, invocata con la preghiera è come il sole che fa sbocciare, crescere e maturare quello che nessuna forza umana può ottenere. Scalfisci l’albero perché d’inverno produca la gemma? Percuotilo quanto vuoi, scuòtilo, adìrati, dispèrati, si scuoterà nelle radici, ma non germinerà, anzi, potrà disseccarsi. Aspetta che la tempesta passi, concìmalo e pòtalo, e ai raggi del sole germinerà. Prega e la tua preghiera attrarrà il sole della grazia sulla tua vita, consolandoti nelle tue pene e preparandoti l’eterna felicità. Questo non è un’illusione, non è un pascolarsi di parole più o meno vane, che lasciano il tempo che trovano: è l’unica, grande realtà.
Non bisogna spuntare con la sfiducia l’arma della preghiera: la sfiducia ci rende pessimisti; il pessimismo ci riduce non solo nelle forze naturali, ma le sfiacchisce tutte, facendoci perdere in vane recriminazioni, e in più vane lotte fatte all’aria. Che giova irrompere nello sdegno contro l’ingiustizia di chi non ci ascolta e congiura lontano per conto suo? Prega e lo raggiungerai con le saette di Dio che feriscono il cuore, conquidono la ragione e vincono la volontà.
Ricorda la sfida del vento e del sole. Passava un viandante tutto intabarrato nel suo mantello, e il vento disse al sole: tu non sei capace di togliere il mantello dalle sue spalle, la tua luce non giova è… fuori della realtà. E il sole disse: “Provaci tu e poi ci proverò io.”. Il vento soffiò impetuosamente, ma il viandante più si stringeva il mantello per non farselo sfuggire. Il vento si dichiarò vinto e desistette. Allora il sole dardeggiò il povero viandante che, vinto dal calore, si cavò il mantello.
Non combattere con l’irruenza renditi sole di amore con la pazienza e la preghiera, e vincerai per la grazia di Dio le più ostinate volontà.
(Di Don Dolindo Ruotolo. Dal Commento al Profeta Abacuc, a Conclusione » Napoli 22 sett 1942).
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