Oggi celebriamo Nostra Signora di Bonaria.
Sono innumerevoli le volte in cui Maria, dal cielo, ha chinato lo sguardo sul suo popolo, bisognoso di aiuto, e lo testimoniano le tante devozioni mariane, vive nella nostra Nazione e in tutto il mondo.
Il Santuario di Nostra Signora di Bonaria, ad esempio, è il più grande della Sardegna e vanta diversi documenti che attestano la storia singolare della sua (e nostra) Regina.
Nel Marzo del 1370, una nave mercantile, che proveniva dalla Spagna, si trovò in quei mari, preda di una tempesta spaventosa.
L’equipaggio cercò di governare la nave, ma furono costretti a gettare in mare tutta la merce, nel tentativo di salvarsi.
Sembrava che nulla potesse, oramai evitare che la nave si inabissasse, quando qualcuno di loro, urlò: “Signore, salvaci, stiamo per perire!”.
Non passò molto tempo che la tempesta si placò; l’equipaggio si accorse che, della merce gettata in mare, una sola cassa era rimasta a galla.
Cercarono di recuperarla, ma invano; dunque, volendo riprendere la loro rotta, il capitano tentò di virare la nave, ma questa seguiva, senza spiegazioni, quella della cassa in mare.
E così proseguì fino alle coste di Bonaria, dove sorge il Convento dei Frati Mercedari (l’Ordine di Santa Maria della Mercede).
Tutti scesero, allora, a terra e anche la gente del luogo accorse per vedere cosa fosse successo. Qualcuno tentò di spostare la cassa o di aprirla, ma nessuno ci riuscì.
La cosa durò diversi giorni, tanto che intervennero anche l’Arcivescovo del luogo, Monsignor Bernardo, e il Viceré Alberto Satrillas.
Allora una bambina/o propose di chiamare in causa i religiosi del Convento che, finalmente, riuscirono ad aprire quella cassa (a loro fu evidentemente permesso dall’alto!), svelando una statua della Madonna con il Bambino e con una candela accesa in mano.
Tutti, dunque, si ricordarono la profezia di un ragazzo cagliaritano, Carlo Catalano, di nobile famiglia e religioso, che aveva edificato il Convento di Bonaria anni prima: “Sfavillerebbe fra breve la Santa Madre di Dio col simbolo di una donna che ospiterebbe in Bonaria, apportatrice di grazia ancor più bella che non fosse la grazia richiesta”.
La statua è scolpita in un tronco di carrubo ed è alta 156 centimetri; nessuno mai è riuscito a scoprirne la provenienza.
Ora è sosta sopra l’altare maggiore del Santuario di Bonaria, luogo in cui si sarebbe spostata da sola, dopo esser stata destinata ad una cappella vicina.
Nel 1908, Nostra Signora di Bonaria fu proclamata Patrona Massima della Sardegna, da Papa Pio X.
O dolcissima Regina della Sardegna, ascolta benevola le nostre umili preghiere.
Inviandoci prodigiosamente nel 1370 il tuo bel simulacro, come segno di amore materno, hai mostrato la tua benevolenza verso chi con fiducia ti invoca.
Sei venuta dal mare in burrasca: guarda in quale mare di problemi, di guerre, odi, orrori, miserie ci troviamo: placa tante tempeste.
Ci hai portato Gesù, luce di verità, fiamma d’amore; sia Egli sempre per noi luce divina che rianimi la fede e infiammi i nostri cuori.
Dal trono di gloria che i figli devoti ti hanno preparato in Bonaria, stendi la tua mano materna e dona pace al misero mondo; dona, purezza, carità a noi tutti; dona gloria e tronfi alla Santa Chiesa; proteggi sempre la nostra Isola che si gloria d’averti amabilissima Regina. Amen.
Antonella Sanicanti
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