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Gesù e la sua infanzia: la storia ci dice come ha vissuto

Gli aspetti storici relativi agli anni dell’infanzia di Gesù sono rimasti per lo più marginali. L’analisi storica ci aiuta a ricostruire il contesto sociale in cui visse.

Gesù adolescente (photo websource)

Per ricostruire un contesto storico-sociale dell’infanzia (e adolescenza) di Gesù, è bene soffermarsi, fin da subito, su un aspetto fondamentale: la vita quotidiana a Nazareth.

In tal senso, un recente studio del docente di storia della Chiesa, Pier Luigi Guiducci, mira a metterne in luce gli aspetti più caratterizzanti. Come si svolgeva la vita quotidiana nella Nazareth del I secolo?

Una prima fonte, che ci parla di ciò, è il Vangelo secondo Giovanni, che parla delle modeste (se paragonate alle moderne società) abitazioni, spesso ricavate da grotte preesistenti e poi ampliate. L’illuminazione, quando opportuna, si otteneva con lucerne alimentate a olio.

Sul piano sociale, un ruolo di primo rilievo, nella Nazareth del tempo, era caratterizzato dalla vita religiosa, della quale la Sinagoga rappresentava il punto di riferimento. Studi storici affermano che quella di Nazareth era costituita da un ambiente molto semplice.

L’infanzia di Gesù nelle fonti

Gesù iniziò il suo ministero all’incirca quando aveva trent’anni. A dircelo è una fonte autorevole: il Vangelo secondo Luca (3, 23). Se vogliamo conoscere, per quanto possibile, cosa accadde negli anni precedenti, spiega Guiducci, dobbiamo interpellare diverse fonti. Matteo, nel suo Vangelo, spiega molto bene che la famiglia in cui crebbe Gesù faceva parte di un clan composto da diversi parenti.

L’educazione dei bambini era affidata, secondo la Legge Ebraica, al padre. La recita delle preghiere a tavola, i versetti della Bibbia da memorizzare, facevano parte di rituali ben instaurati nella società. I padri accompagnavano anche i figli in Sinagoga. Da qui si può già rilevare un dato: Gesù, nella sua infanzia, conosceva i versi della Bibbia.

Il lavoro di Gesù

Ad intervenire sull’attività redditizia del Cristo adolescente è l’Evangelista Marco. Nel suo Vangelo (6,3), Marco rivela che Gesù esercitò il mestiere di “tektòn”. Questo termine greco era molto utilizzato al tempo per definire il mestiere di artigiano e, in particolar modo, di “carpentiere”. Gesù era dunque un carpentiere, un costruttore, che, con ogni probabilità, aveva manualità nella lavorazione del legno.

Logica di “normalità”

Lo studioso ed esperto di storia della Chiesa ha espresso un concetto molto interessante ai fini di questo studio, ovvero quello di “normalità”. Cosa si intende? Per comprendere al meglio gli anni dell’adolescenza di Gesù, bisogna entrare in una logica di “normalità”, ovvero “descrivere ciò che semplicemente accadeva nella Palestina del I secolo“, dove il Cristo, per usare le parole dell’Evangelista Luca, “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”.

Quello in cui crebbe Gesù era un contesto caratterizzato da una forte “solidarietà di gruppo”, che permetteva di affrontare le situazioni più delicate: dall’assistenza delle donne in gravidanza, all’assistenza dei malati, alle sepolture dei defunti.

Gesù ricorda la sua infanzia

Un ultimo aspetto, non meno interessante, riguarda la memoria di Gesù. L’esperienza dell’infanzia fu molto cara al Gesù adulto e rimase radicata nella sua memoria storica. I bambini, all’epoca di Gesù, giravano indisturbati nei pressi dell’abitato. D’altronde, le grandi reti di parentela facevano si che tutti si conoscessero e i bambini, riuniti in “gruppi chiassosi” erano spesso in strada. In tal senso ci vengono in aiuto, ancora una volta, le fonti evangeliche.

Ci racconta Matteo che, durante gli anni della sua “vita pubblica” alcuni bambini vennero sgridati e allontanati da lui. Quando Gesù se ne accorse, intervenne immediatamente. Una volta, prese un fanciullo, lo pose al entro dell’uditorio e lo presentò come “esempio da seguire” (Matteo 18,2).

Fabio Amicosante

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