È passato un anno dal tragico incendio della cattedrale di Notre-Dame a Parigi, il 15 aprile del 2019.
Oggi, nell’anniversario della data, i lavori sono più difficili per via del coronavirus. Ma in cinque anni sarà ricostruita come promesso, e sarà più bella di prima, ha assicurato al quotidiano Avvenire padre Hénry de Villefranche, cappellano di Notre–Dame.
La ricostruzione della Cattedrale di Notre-Dame
“Notre-Dame risorgerà parlando ai contemporanei” è la delicata sfida posta dal sacerdote. “La cattedrale è di proprietà dello Stato francese, che si occupa di ricostruire i muri e la struttura. L’Arcidiocesi di Parigi si occupa invece dell’interno. Il Presidente Macron ha dato una forte spinta per finire i lavori in 5 anni, affidando la ricostruzione all’Etablissement public, che può agire velocemente superando la burocrazia”, ha spiegato. “Per lo Stato Notre–Dame è molto importante anche per il turismo”.
Davanti alla cattedrale, avvolta nelle impalcature, oggi c’è una gru. Dopo il tragico divampare delle fiamme, forse per dei lavori di restauro, le immagini della guglia in legno che crolla sul tetto e lo sfonda, rimarranno nella storia. Come anche la Corona di spine e la tunica di San Luigi, salve per miracolo. Oppure quelle dei parigini riuniti in veglia per pregare di fronte alla cattedrale che bruciava.
La Cattedrale si rifarà esattamente com’era
Dallo scorso settembre le funzioni sono state spostate nella chiesa di Saint–Germain–l’Auxerrois, quella che era la parrocchia dei re di Francia. Ogni sera l’arcivescovo di Parigi Michel Aupetit celebra la Messa alle 18.15, trasmessa in streaming e in tv. Il Venerdì Santo, l’arcivescovo di Parigi ha tenuto una funzione speciale, con la venerazione della Corona di spine.
“La cattedrale si rifarà esattamente come era, anche l’interno in legno, grazie a una accurata ricostruzione in 3D che era stata fatta con le misure precise poco prima”, assicura il cappellano. “La guglia non è ancora decisa, ma sarà impossibile fare una cosa molto diversa da quella che c’era”, spiega, ricordando che “il Presidente Macron aveva proposto di creare una struttura contemporanea”. Che però “non si farà su Notre–Dame, bensì all’esterno, sulla piazza”.
A Notre-Dame serviva un restauro, ora possiamo fare meglio
“Quando sono entrato per l’ultima volta un mese fa, prima della chiusura causa Covid-19, che tristezza”, rivela tuttavia il sacerdote. “Non avevo notato come i muri fossero così sporchi da anni: ora che abbiamo cominciato a pulire, sono riemersi dei colori vividi. Sei mesi prima dell’incendio una pietra era caduta nel centro della navata. Notre–Dame aveva bisogno di un restauro da tempo, ma non avevamo soldi né progetti: ora possiamo fare molto meglio”.
Secondo una legge francese infatti, la messa è un atto di culto per i cristiani ma per tutti gli altri resta un atto culturale. Per questo a Notre–Dame, durante le cinque Messe quotidiane, i visitatori potevano comunque sempre accedere per le visite e passeggiare attorno ai fedeli.
Com’era e come sarà Notre-Dame
“C’erano molti cattolici alla messa, ma anche un migliaio di persone sedute per ascoltare anche solo per la musica, mentre altre due o tremila facevano il giro e sentivano la predica. Io pensavo che dovevo parlare di Dio anche per gli altri e vedevo che la gente di tutto il mondo si fermava per ascoltare. Noi siamo testimoni di Cristo per tutti gli uomini che sono figli di Dio”.
Per i lavori di riapertura, il cappellano spiega al quotidiano dei vescovi italiani come si sta procedendo, e quali sono le intenzioni del lavoro. “Vogliamo dare un approccio contemporaneo a Notre–Dame, a partire dall’entrata che porremo nel centro, sotto il portale del Giudizio: senza le sedie, chi entra vedrà l’altare, l’ampiezza della navata, la Pietà, la Croce d’oro. Vogliamo che la gente faccia un incontro stupendo, che si fermi un momento per prendere la misura della casa di Dio”.
La ricostruzione di Notre-Dame
“Faremo il giro dalle cappelle della navata Nord, dove verranno evocati i grandi momenti della Bibbia: la Creazione, la liberazione dall’Egitto, la Sapienza. Poi intorno al coro, porremo al centro la reliquia della Corona di spine perché vogliamo fare una preparazione al Vangelo. Nelle cappelle del fondo, quindi, ripercorreremo in modo contemporaneo la Passione, morte e Resurrezione di Gesù”, spiega ancora.
“Sarà l’evocazione dei grandi momenti della storia della salvezza. Nella navata sud vedremo i frutti dell’opera di Cristo: le missioni, la preghiera, la cura dei poveri. Nella navata centrale porremo i quattordici grandi quadri in smalto, di cinque metri per tre, sugli Atti degli Apostoli risalenti al ‘600 che stavano in fondo alle cappelle e che non si vedevano”.
Giovanni Bernardi
Fonte: avvenire.it
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