Novak Djokovic vincitore di Wimbledon, è un campione, dentro e fuori dal campo, il suo gesto per amore del suo popolo e della Madonna lo conferma.
“Prima di essere un atleta sono un cristiano ortodosso”, ha dichiarato l’atleta, da poco campione di Wimbledon dopo dopo avere vinto in finale contro l’italiano Matteo Berrettini. Una frase iconica che mostra lo spirito con cui il tennista affronta ogni match sul rettangolo verde, che non è quello di imporre sé stesso ma di mettersi al servizio di una causa ben più grande, anche grazie al proprio talento, in questo caso certamente ben visibile. Ma la grandezza di questo campione non si ferma certo alle parole, al contrario va ben oltre.
La generosità di Djokovic è infatti già molto conosciuta agli appassionati di tennis, ma non al grande pubblico generalista. Ci sono numerosi esempi nella sua vita che lo testimoniano, come ad esempio le sue confessioni in seguito a uno dei periodi più difficili della sua carriera. Il tennista serbo infatti è stato per sei mesi lontano dai campi di gioco a causa di un persistente dolore al gomito, ed è riuscito a ritornare nei campi di gioco dopo un duro periodo di convalescenza solo grazie a un aiuto molto speciale.
Djokovic ha infatti spiegato di essere trovare l’energia necessaria a tornare in campo grazie alla lettura regolare della Bibbia. Ben noto infatti come il tennista sia un cristiano ortodosso e non esiti in alcun modo a dichiararlo pubblicamente.
Non a caso, spesso si vede infatti Djokovic che invoca Cristo durante un incontro o indossa una catenina con una croce per testimoniare la sua fede. La sua fede religiosa, ha spiegato molte volte, viene ben prima dei numerosi titoli che ha vinto in carriera, compresa l’ultima vittoria a Wimbledon o i 12 Grande Slam.
“Questo è il titolo più importante della mia vita, perché prima di essere un atleta sono un cristiano ortodosso”, è stata la sua dichiarazione nell’aprile 2011. In quella data infatti Djokovic ha ricevuto l’ordine di San Sava dalle mani di Ireneo, patriarca della Chiesa ortodossa serba, il più alto riconoscimento ortodosso che gli è stato conferito in modo particolare anche per aver contribuito a livello finanziario al restauro degli edifici religiosi nella sua Serbia natale.
C’è però stata un’opera in particolare, che ben pochi conoscono, ma che ha messo in risalto la grande bontà che caratterizza il cuore di questo campione. In Francia, infatti, Djokovic in risposta alla comunità serba che frequenta la chiesa Ortodossa della Dormizione della Madre di Dio di Nizza, ha toccato tutti con le sue parole. In quella occasione, il campione si è subito detto pronto a donare un’ingente somma per salvarla.
Tutto riporta alla morte del proprietario del palazzo dove si trova la cappella. Dopo quell’evento luttuoso, infatti, gli eredi hanno deciso di vendere i locali, togliendo così il luogo di culto ai fedeli. Subito, di fronte a questa triste vicenda, il tennista è intervenuto spiegando di essere vicino alla comunità di fedeli e di fare tutto il possibile per permettere loro di continuare a pregare in quella chiesa. Salvandola dalla svendita, e dal rischio di un utilizzo ben diverso da quello liturgico, come purtroppo sta accadendo sempre più nella Vecchia Europa sempre meno cristiana, con chiese che vengono trasformate in ristoranti, paninoteche, skate park e quant’altro.
Un segno di grande generosità che pone l’atleta su uno scalino di grande rilievo, quindi, non solamente per i suoi meriti sportivi ma anche e soprattutto per le sue opere di carità e per la grande fede che tocca tutti gli aspetti della sua vita.
Le grandi fortune che il tennista ha guadagnato durante la sua carriera sportiva, infatti, non contano nulla se vissute per sé stesso, come viene indicato da Gesù in molti passi evangelici. “Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?”, dice infatti Gesù, come viene narrato nel Vangelo secondo Marco (8,36).
Oppure come mostra la vicenda biblica di Zaccheo, ricco capo dei pubblicani che al momento in cui incontra Gesù, e viene guardato da Lui, lascia ogni ricchezza e decide di restituire tutto quanto ha frodato proprio perché in quel giorno la Salvezza entrò a casa sua.
La stessa fede ci riporta quindi in piccolo alla “parabola” di Djokovic, che ha messo la sua notevole fortuna al servizio di chi è meno privilegiato, o aiutando le cause che gli stanno a cuore. Tra le varie opere, ad esempio, la Novak Djokovic Foundation, della quale è uno dei principali benefattori, ha contribuito con 94.000 euro al restauro di una scuola a Pozega, in Serbia.
Oppure con l’apertura di un ristorante in Serbia che offre cibo gratis a poveri e senzatetto. “Il denaro non è un problema per me. Ho guadagnato abbastanza per nutrire tutti in Serbia. Penso che la gente lo meriti dopo il sostegno che mi ha dato”, ha affermato il tennista parlando di quel ristorante.
Nel suo Paese infatti la povertà è molto diffusa, con un salario minimo pari a meno di 200 euro al mese, e anche la vita dei più piccoli è fortemente segnata dalla miseria. Una situazione che quindi non può fare restare indifferente il ricco tennista, che per farvi fronte ha deciso di fare unire la sua fondazione alla Banca Mondiale al fine di offrire ai giovani serbi accesso ad assistenza sanitaria e scolarizzazione.
Anche l’Unicef ha quindi deciso di nominare il tennista suo Ambasciatore di Buona Volontà in Serbia nel 2015. “Novak Djokovic è un vero campione per i bambini di tutto il mondo. Mostra che le voci e le azioni forti possono fare la differenza per i bambini, soprattutto per i più piccoli”, è quanto aveva dichiarato dopo il riconoscimento Yoka Brandt, vice-direttore dell’UNICEF.
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Dopo avere infatti vissuto l’infanzia in un Paese veramente lacerato dalla guerra e dai conflitti, ovvero dalla guerra tra Bosnia ed Erzegovina durata dal 1992 a 1995, il campione ha deciso di fare riscattare non solamente lui stesso ma anche tante persone del suo Paese che ancora oggi vivono gli strascichi di questa sofferenza.
Un grande esempio quindi di abnegazione sportiva, ma anche di carità che mostra come la vita di un cristiano vale ben poco se vissuta solo per sé stessi, e tanto meglio quando si hanno a disposizione molte ricchezze e capacità.
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Nella parabola dei talenti, infatti, “colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. Il padrone lodò il suo comportamento mostrando la via per tanti ancora oggi. “Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Giovanni Bernardi
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