Contagi in brusca salita e ospedali quasi pieni: si parla già di crisi in vista di una terza ondata. Eppure se ne discute da mesi, e nel frattempo non si è fatto nulla.
I primari degli ospedali stanno lanciando l’allarme in queste ore. L’avvertimento è legato al fatto che non sono ancora stati dimessi tutti i pazienti del picco autunnale, e già ne stanno tornando di nuovi, in massa. Se infatti la pressione sui pronto soccorso degli ospedali è tutto sommato moderata, con un afflusso minore a quello di ottobre, ad essere pieni sono i reparti degli ospedali delle stesse città. Questo perché i posti letto sono spesso infatti occupati da pazienti contagiati anche negli scorsi mesi.
Di crisi e di terza ondata, però, se ne parla ormai almeno da settembre, dal rientro dall’estate. Già da quel momento la si è prospettata come inevitabile. Perché allora, ci si chiede, non è stato fatto nulla per prevenirla? L’unico atteggiamento assunto dalle istituzioni è stato di aspettare l’arrivo del vaccino, come se si trattasse di una manna dal cielo. Nel frattempo, i partiti hanno pensato bene di azzuffarsi tutto il tempo su ogni singola questione, nella prospettiva di portare acqua al proprio mulino.
Così oggi assistiamo a una curva dei contagi che si è praticamente assestata, e non accenna a scendere. Ora i medici si aspettano un nuovo aumento dei ricoveri, che metterebbe fortemente in crisi gli ospedali, più di quanto lo siano già; e a cui, a cascata, farebbe seguito un ulteriore aumento dei contagi dovuto alle difficoltà organizzative e di dare risposte adeguate.
Gli stessi medici e operatori sanitari che sono allo stremo, visto che da ormai un anno combattono contro il virus, dentro quelle tute anti-contagio che sempre più sono diventano parte integrante del proprio lavoro e della propria vita. Di fronte a tutto questo, l’unica risposta che sembra riuscire a dare la politica è quella di paventare nuove ondate restrittive.
Quattro regioni da lunedì entreranno infatti in zona arancione, e il dubbio è che presto sarà così anche per altre, visto i criteri di entrata in zona rossa che si fanno di ora in ora più stringenti. Basterà infatti avere una media di 250 contagi ogni mille abitanti per finire nel girone dei “dannati” del Coronavirus.
Il dramma insomma si fa sempre più stringente, mentre dal canto loro politici e tecnici continuano ad additare i cittadini come i presunti responsabili. Sostenendo che i contagi sarebbero frutto dei loro comportamenti cattivi. Non si dice, però, che se le persone sono andate a fare shopping durante le vacanze natalizie era anche perché il governo li aveva invitati a farlo con il cosiddetto Bonus cash-back, e lo stesso era accaduto in estate con il Bonus vacanze.
La verità è che gli italiani – e non solo, vedendo quanto accade in tutto il mondo – sono esausti, sfiniti, ne hanno fin sopra i capelli. Mentre quotidianamente si presentano nuove fantomatiche varianti del virus, da quella inglese a quella sudamericana. Sempre più aggressive, contagiose, pericolose, stando alla narrazione che ne viene fatta. Sembra di essere in un videogioco, in un film di fantascienza. Ogni volta che si sconfigge un mostro ne arriva subito dopo un altro, sempre più aggressivo e difficile da sconfiggere.
Nell’attesa messianica dell’unica speranza che secondo tutti i media non può che arrivare dalla scienza, attraverso quei vaccini che sulla carta dovrebbero curare ogni male, ma non nella pratica. Vaccini americani, russi, cinesi, cubani, inglesi, ora anche italiani. Ognuno con le sue caratteristiche, la sua durata, la sua validità, quando poi le cronache registrano che i primi vaccinati sono finiti subito contagiati dal virus.
Pochi infatti si premurano di specificare che le numerose e continue mutazioni del virus sono del tutto naturali in biologia molecolare. Nel mentre la virologa Antonella Viola frena gli entusiasmi e spiega che l’immunità di gregge, tanto attesa e decantata, “è impossibile perché non c’è a disposizione ancora un vaccino per i ragazzi, non avendone sperimentato nessuno per gli under 16”.
Insomma, senza i giovani l’immunità, quella che è venduta da mesi come l’unica salvezza, “è impossibile da raggiungere”. Allora accade che l’Organizzazione mondiale della Sanità, candidata a ricoprire il ruolo che fino a poco tempo fa era dell’Onu, invita l’Europa a reagire con maggiori sforzi alla “situazione allarmante”.
Come? Facendo “per un breve periodo più di quanto abbiamo fatto”, ha spiegato il direttore europeo dell’Oms, Hans Kluge. Per l’Oms è cioè “importante generalizzare l’uso di maschere, limitare il numero di incontri sociali, rispettare la distanza fisica e il lavaggio delle mani e combinare queste misure con adeguati sistemi di screening e tracciamento e l’isolamento dei pazienti“.
Da qui si capisce il perché delle parole del ministro della Salute italiano Roberto Speranza, oltre a “continuare con comportamenti corretti”, restano le “misure restrittive, che sono l’arma fondamentale per la nostra battaglia contro il virus ancora per qualche mese”.
Così, con poche semplici istruzioni e tanto disordine generale, il nuovo lock-down è presto servito. Tanto, anche se gran parte della popolazione finisco giorno dopo giorno in uno stato di feroce miseria, c’è comunque chi, da questo stato di emergenza, ha tutto da guadagnare.
Giovanni Bernardi
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