La pandemia e le restrizioni stanno condizionando la vita di molti ragazzi e adolescenti. Sono diventati insofferenti e manca loro la scuola e lo sport.
Uno studio analizza che sono in aumento i casi di tentativo di suicidio anche fra ragazzini molto piccoli. Una situazione alla quale si deve porre, subito, rimedio.
Depressione, mancanza di autostima, non avere più la voglia né di studiare né di fare altro. Il tutto, probabilmente, causato dalla reclusione in casa e la mancanza, sia dalla scuola che dalle attività sportive, dovute al Coronavirus.
Davanti a sempre nuovi DPCM, con regole che cambiano di settimana in settimana, e con una campagna vaccinale che procede, sì, ma non con lo stesso ritmo in tutta Italia, i ragazzi sono quelli che stanno soffrendo di più.
E, a portare avanti uno studio in merito, è Stefano Vicari, primario dell’unità operativa complessa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del nosocomio pediatrico “Bambino Gesù” di Roma.
“Sono in aumento gli episodi di autolesionismo e di tentativo di suicidio da parte sia di bambini che di adolescenti” – denuncia il dottor Vicari. Una situazione che preoccupa notevolmente, visto, anche, l’aumento dei casi di ricovero nel reparto di neuropsichiatria dell’ospedale romano.
“E’ anche a causa del Covid-19 e di questo periodo (con o senza lockdown) se sono aumentati atti autolesionistici e suicidari che hanno segnato una crescita di disturbi mentali sia nei ragazzi che nei bambini: irritabilità, ansia, sonno disturbato” – continua Vicari.
“Da ottobre ad oggi, quindi dopo la prima ondata Covid, abbiamo registrato un aumento dei ricoveri del 30% circa […] Tutto questo è assolutamente associato al periodo di chiusura, gli adolescenti vivono con grande preoccupazione questo periodo e quindi c’è una ripercussione sui loro vissuti particolarmente importante” – continua, allarmato, il primario.
Un’emergenza nell’emergenza, la si può definire: “Mi comincio a chiedere quando tutta questa emergenza sarà finita quello che dovremo gestire […] C’è un’altra fetta nel mondo di giovani che si chiudono sempre di più dentro casa, dentro la stanza, che trascorrono ore ai videogiochi senza nessun interesse sociale” – spiega.
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Ed è proprio sulla mancanza di iterazione sociale che il dottor Vicari pone l’attenzione: “I giovani si stanno confinando sempre più dietro tablet e cellulari. Finita l’emergenza sarà molto difficile farli uscire di casa. È li che trovano rassicurazione” – conclude.
Un appello che non può restare inascoltato.
ROSALIA GIGLIANO
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