Avere idee contrastanti sulla fede (o qualsiasi altra cosa) può essere un modo per confrontarsi e crescere, perché questo processo di crescita avvenga, però, ci deve essere un apertura mentale da parte dei partecipanti alla discussione tale da non escludere qualsivoglia possibilità.
L’espressione di uno stato, di una convinzione, di un opinione personale è dunque ben accetta fintanto che non lede la dignità e ridicolizza le convinzioni di qualsivoglia frangia di pensiero. La premessa serve ad introdurre il pensiero spesse volte oltranzista di Piergiorgio Odifreddi, scrittore e giornalista che ha dimostrato svariate volte un odio immotivato per i credenti specie se cattolici.
La sua campagna contro i cattolici è cominciata nel 2011, quando nella sua rubrica su Repubblica ha tacciato di malattia mentale i medici che si professano cattolici: “Io invece mi preoccupo se un medico è cattolico. Perché uno che creda che si possono sanare i ciechi sputando per terra e impastando loro gli occhi con il fango, o che si può rimanere incinte per fecondazione angelica, e più in generale che il corso delle cose viene a volte mutato da interventi soprannaturali, mi dà molto poco affidamento”. A conferma della sua tesi aggiunge di fatti che gli scienziati, i quali per forza di cose utilizzano la ragione, “Sono per il 96% atei”.
La percentuale uscita in questa occasione sugli scienziati è assolutamente arbitraria e ci sono parecchi studi che lo confermano, citiamo solo il più recente: nel 2010, uno studio sociologico pubblicato dal ‘Oxford University Press’ affermava che il 50% degli scienziati è credente mentre l’altra metà si definisce “Imprenditore spirituale”, ovvero lavorano per assottigliare le tensioni tra scienza e fede. Le sue affermazioni risultano ancora più assurde se si pensa che la maggior parte dei medici si professa profondamente religioso (la media è di 3 su 4), stando alle sue affermazioni dovremmo credere che solo il 25 % dei medici è affidabile ed il giudizio di tale affidabilità dovrebbe essere dato dalla sfera personale e dalla fede in Dio.
L’odio verso la Chiesa è evidente in ogni dichiarazione di questo giornalista che non manca occasione per manifestarla anche a costo di sembrare eugenista. La sua posizione pro aborto è stata espressa con vigore in un occasione del tutto priva di fondamento razionale, una sedicenne di Trento è rimasta incinta di un albanese, i genitori volevano farla abortire ma lei si rifiutava, così si è andati in tribunale ed il giudice ha saggiamente deciso in favore del diritto alla vita affermando come l’aborto sia un diritto e non un obbligo.
L’aborto è una scelta personale che può essere ritenuta giusta o immorale in base alle proprie convinzioni personali, ma la posizione espressa da Odifreddi va fuori da ogni possibile sopportazione umana: “I tribunali dovrebbero intervenire per impedire la procreazione. Anzitutto, in maniera preventiva, forzando all’uso di anticoncezionali. E poi, quando la prevenzione avesse fallito, imponendo la cessazione della gravidanza […]. La procreazione responsabile è un dovere civile e sociale anche, e soprattutto, dei cittadini adulti sposati. E uno stato degno di questo nome dovrebbe vigilare affinché essa fosse praticata, e imposta quando non lo fosse”.
Lo stato dovrebbe dunque agire nel caso in cui la gravidanza non porti benefici? Procreazione responsabile va bene, ma imporre l’uccisione di un bambino sarebbe progresso? La visione di Odifreddi va contro ogni legge sul rispetto dei diritti, di cui quello di vita è inalienabile per qualsiasi costituzione del mondo. Lo stato non può e non si deve permettere di decidere sulla vita dei propri cittadini, ne si può permettere di controllare le nascite è un idea disumana e priva di ogni logica, a questo punto perché non risolvere il problema della povertà con omicidi di massa?