Dopo una giovinezza dissoluta e avventurosa Charles de Foucauld si arrenderà totalmente all’amore di Dio.
E diventerà un moderno padre del deserto nel cuore del Sahara.
Charles-Eugène de Foucauld nasce a Strasburgo il 15 settembre 1858. È il secondo figlio di Édouard de Foucauld, visconte di Pontbriand e sovrintendente alle foreste dell’Alsazia, e di Elisabeth de Morlet. Prima di lui la coppia aveva avuto un altro figlio, anche lui di nome Charles, morto appena un mese dopo la nascita.
Mamma Elisabeth, che dà al piccolo Charles e alla sorella Marie, arrivata due anni dopo di lui, una seria educazione anche sul piano religioso, muore quando non il futuro santo non ha ancora compiuto sei anni, nel marzo 1864.
Pochi mesi dopo, ad agosto, muore anche il padre, da tempo sofferente a causa di una malattia mentale. I due bimbi verranno presi allora sotto l’ala protettiva del nonno materno Charles de Morlet, un vecchio colonnello in pensione. Dopo l’annessione dell’Alsazia alla Germania a seguito alla guerra del 1870, il nonno sceglie di dare loro la nazionalità francese e così si trasferisce a Nancy dove Charles e Marie cresceranno.
Charles studia senza troppa convinzione e dopo aver ricevuto prima comunione e cresima si allontana dalla fede, influenzato dalle correnti filosofiche del tempo, materialiste e atee. Intraprende la carriera militare. Ma anche in questo caso senza troppa convinzione. Alla morte del nonno eredita i suoi beni e, annoiato dalla vita nell’esercito, si dà a un’esistenza dissoluta e pigra. Colleziona donne ed espulsioni dall’esercito, finché non lascia l’amante per raggiungere i vecchi commilitoni in Africa.
Si unisce agli esploratori al seguito dell’esercito che si addentravano nel territorio africano. Inizia la sua esplorazione con un piccolo taccuino e una matita ancor più minuscola, così da poter prendere appunti di nascosto. Tra i numerosi disagi di quella vita avventurosa, si lascia sorprendere dalla maniera di pregare dei musulmani.
Undici mesi dopo, sfinito e prostrato rientra in Francia per riposarsi. I salotti ricchi se lo contendono, ma ormai Charles non sopporta più quegli ambienti. Preferisce dedicarsi al resoconto delle sue esplorazioni, la stesura delle quali lo impegnerà per tre anni.
Ma ormai qualcosa si sta agitando in lui, qualcosa che poco alla volta lo sta portando alla conversione. Riaffiorano i ricordi d’infanzia, mescolati a quelli dei musulmani in preghiera. Pensa anche a sposarsi con una brava ragazza, ma la sua famiglia gli mette i bastoni tra le ruote perché troppo povera.
Alcune conversazioni con la nonna e la cugina lo convincono che la religione cattolica eleva spiritualmente. Inizia dunque ad andare in chiesa dove passa ore a ripetere: «Mio Dio, se esisti, fa’ che Ti conosca».
Dio non tarderà a farglisi incontro. Alla fine di ottobre del 1886 Charles va nella chiesa di Sant’Agostino a Parigi. Qui era parroco l’abate Henri Huvelin, direttore spirituale della cugina. Vuole soltanto chiedere di avere un’istruzione religiosa. Si sente rispondere che deve confessarsi e fare la Comunione. Detto fatto. «Da quel giorno – scriverà più avanti – la mia vita è stata una concatenazione di benedizioni».
Scriverà a un amico: «Non appena ho creduto che ci fosse un Dio, ho capito che non potevo vivere che per lui: la mia vocazione religiosa è nata nel momento stesso in cui nasceva la mia fede: Dio è grande… Ma non credere che la mia fede si sia formata dalla mattina alla sera».
Diventa frate trappista e vive nel silenzio, nel nascondimento e nella solitudine, adorando l’Eucarestia, spogliandosi gradualmente da tutto ciò che non è Vangelo. «Dio costruisce sul nulla», scrive. «È con la sua morte che Gesù ha salvato il mondo; è con il niente degli apostoli che ha fondato la Chiesa; è con la santità e nel nulla dei mezzi umani che si conquista il cielo e che la fede viene propagata».
Nel 1897 lascia i Trappisti e va a Nazaret per fare il domestico delle Clarisse. Nel 1901 diventa sacerdote. Quattro anni dopo costruisce un eremo nello Hoggar, a Tamanrasset (Algertia), in un territorio abitato dai Tareg nel cuore del Sahara.
Qui viene ucciso il 1° dicembre 1916 durante un assalto di predoni. Poche ore prima aveva scritto alla cugina: «Come è vero, non ameremo mai abbastanza: ma il buon Dio che sa di che fango ci ha impastati, e che ci ama più di quanto una mamma può amare suo figlio, il buon Dio che non può morire, ci ha detto che non respingerà chi andrà da Lui… ». Il 15 maggio 2022 papa Francesco lo ha proclamato santo.
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