E’ uno dei sette diaconi di Roma, luogo dove viene poi martirizzato, durante la persecuzione voluta dall’imperatore romano Valeriano nel 257. E’ venerato come Santo Patrono dei diaconi.
Sisto, Vescovo di Roma, affida a Lorenzo il compito di arcidiacono. E’ l’inizio del suo operato nel nome di Gesù.
In questo decimo giorno del mese di agosto, la chiesa venera San Lorenzo. Della vita si sa pochissimo. Antiche fonti lo indicano come primo dei sette diaconi allora al servizio della Chiesa romana. Assiste il Papa nella celebrazione dei riti, distribuisce l’Eucaristia e amministra le offerte fatte alla Chiesa.
Ancora giovane, è inviato a Saragozza per completare gli studi umanistici e teologici. E’ qui che conosce il futuro papa Sisto II. Questi insegna in quello che è, all’epoca, uno dei più noti centri di studi della città e, tra quei maestri, il futuro papa è uno dei più conosciuti ed apprezzati.
Tra maestro e allievo iniziano quindi un’amicizia e una stima reciproche. In seguito entrambi, seguendo un flusso migratorio allora molto vivace, lasciano la Spagna per trasferirsi a Roma.
Nel 258, l’imperatore Valeriano dà inizio alla persecuzione cristiana. L’editto viene eseguito immediatamente a Roma. Lorenzo è sorpreso mentre celebra l’Eucaristia nelle catacombe di Pretestato. Viene arrestato e, il 10 agosto, ucciso, all’età di 33 anni.
Non si è certi se egli sia stato bruciato con graticola messa sul fuoco. Per il martirio di Lorenzo abbiamo la testimonianza particolarmente eloquente di Ambrogio nel “De Officiis Ministrorum”.
Ambrogio si dilunga, dapprima, sull’incontro e sul dialogo fra Lorenzo e il Papa, poi allude alla distribuzione dei beni della Chiesa ai poveri, infine menziona la graticola, strumento del supplizio, rimarcando la frase con cui l’arcidiacono della Chiesa di Roma, rivolgendosi ai suoi aguzzini dice: “È cotto…girami e mangia“.
Forse è per via di questo passo che si diffonde nel Medioevo la credenza secondo cui il corpo del martire è stato fatto a pezzi e dato in pasto alla plebe pagana vittima di una carestia.
O Glorioso S. Lorenzo, che dopo avere con eroica intrepidezza sostenuto gli slogamenti della tortura, i laceramenti degli scorpioni di ferro, con un eroismo non più veduto vi rideste dei carnefici e dei tiranni, mentre eravate arrostito a fuoco lento su d’una graticola, per cui si estese la vostra fama in tutto l’universo;
ottenete a noi tutti la grazia di mantenerci sempre incrollabili nella fede, malgrado tutte le tentazioni del demonio e le persecuzioni del mondo, e di vivere in tale maniera, da meritarci nell’altra vita la vostra beata immortalità.
Gloria.
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