Oggi 10 gennaio, festa di San Gregorio di Nissa: nato in una famiglia di santi

San Gregorio di Nissa è considerato come uno dei più importanti Padri della Chiesa d’Oriente. Dotto teologo, è fratello di san Basilio Magno e di santa Macrina. 

San Gregorio di Nissa
San Gregorio di Nissa – lalucedimaria.it

Il 10 gennaio si ricorda san Gregorio di Nissa, il quale rientra tra i cosiddetti Padri cappadoci insieme al fratello san Basilio Magno e a san Gregorio Nazianzeno. Lui era il più giovane tra i tre e anche lui fu allevato dalla madre Emmelia e dalla sorella santa Macrina la giovane, componenti di una famiglia santa.

Molto legato alla sorella scrisse una Vita di Macrina in cui ricordò lo stile di vita ascetico di lei portandolo a modello da seguire. Negli anni della gioventù era prevalentemente attratto dagli studi di letteratura classica e di retorica. Della prima dimostrò la conciliabilità di alcuni aspetti con il cristianesimo. La vocazione religiosa arrivò solo più avanti.

Santo di oggi 10 gennaio: San Gregorio di Nissa

Fu rimproverato da san Gregorio Nazianzeno di preferire i libri di letteratura a quelli sacri. Poi però, dopo un periodo di vita immerso nelle atmosfere completamente mondane decise di ritirarsi in un monastero balisiano e sotto la guida del fratello e lì visse per 10 anni compiendo un cammino di fede.

Fu in quegli anni che scrisse il  il De Virginitate, il trattato in cui esaltò la verginità consacrata come via per la perfetta unione con Dio. Si impegnò nella lotta alle eresie del tempo e questo gli valse la lode che lo portò ad essere nominato vescovo di Nissa.

Nel 376, durante una sua temporanea assenza fu deposto, per poi tornare pienamente alla sede due anni dopo, quando morì l’imperatore Valente che era un forte sostenitore dell’eresia ariana. Quando al potere andò l’imperatore Teodosio che sosteneva apertamente il cristianesimo, il ruolo di san Gregorio fu esaltato tanto che venne da questi definito come il “difensore della fede“.

Nel 380 fu promulgato l’editto di Tessalonica con il quale il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’impero e quindi un tempo di piena prosperità per la fede lontano dalle persecuzioni dei secoli precedenti.

Le opere teologiche e la difesa della retta dottrina

Chiamato anche “colonna dell’ortodossia“, san Gregorio di Nissa era un vero difensore della fede e contrastò anche l’emergente eresia macedoniana, che negava la divinità dello Spirito Santo. Gregorio diede il suo importante contributo al Concilio di Costantinopoli e compose vari trattati per confurare le varie eresie che circolavano all’epoca.

Di lui rimangono opere esegetiche e morali, lettere, sermoni liturgici, panegirici. I suoi trattati sono pieni di lode a Dio. Indica nella preghiera la via per stare con il Signore e non allontanarsi da lui. Scrisse infatti “Attraverso la preghiera riusciamo a stare con Dio. Ma chi è con Dio è lontano dal nemico. La preghiera è sostegno e difesa della castità, freno dell’ira, acquietamento e dominio della superbia. La preghiera è custodia della verginità, protezione della fedeltà nel matrimonio, speranza per coloro che vegliano“.

Nel 379, nove mesi dopo la morte di suo fratello, S. Gregorio prese parte al concilio di Antiochia, riunito per estinguere lo scisma Meleziano. Nel 380 fu scelto come arcivescovo di Sebaste. Era grande la sua cultura filosofica e teologica e potente la sua eloquenza.

La sua considerazione della vita spirituale non è semplicemente come contemplazione di Dio presente nell’anima, ma  come un processo di avvicinamento dell’anima a Dio. Questo cammino va a compiersi nell’unione con Lui nell’estasi dell’amore.

Alla base della vi di perfezione della fede c’è un percorso di purificazione dell’anima che si esprime  l’oscurarsi delle realtà sensibili, mentre l’anima scopre in sé l’immagine della Santissima Trinità.  Inifne arriva alla conoscenza di Dio attraverso il dolore e le tenebre in cui l’anima va alla ricerca del Signore per riposarsi in Lui e trovare pace. San Gregorio di Nissa morì intorno al 395.

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