Tra gli autori del Credo Niceno-Costantinopolitano, Macario, vescovo di Gerusalemme, combatterà con forza l’eresia ariana.
Vivrà in un momento molto importante per la diocesi gerosolimitana: quello del recupero della libertà di culto da parte dei cristiani.
Come capita per altri santi antichi, anche di San Macario abbiamo notizie scarne, almeno in parte.
Un vescovo che farà “felici” i cristiani
Di San Macario sappiamo sicuramente cosa significa il nome: “felice” o “beato”. Non sappiamo niente invece del suo luogo d’origine, della sua famiglia e di una buona porzione della sua vita.
Sappiamo invece che nel 312 divenne vescovo di Gerusalemme, città santa per Ebrei e cristiani, Per i primi come luogo dell’unico Tempio innalzato all’unico Dio, per i secondi come luogo della crocifissione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. All’epoca di Macario Gerusalemme, la città santa, non c’era più.
Nell’anno 70 infatti il futuro imperatore Tito aveva schiacciato un’insurrezione antiromana e fatto distruggere il Tempo. Nel 135 poi, dopo un’altra rivolta capeggiata da Bar Kokheba (il finto Messia al quale molti Ebrei avevano dato credito) l’imperatore Adriano ordina di radere al suolo la città santa, che perde anche il suo nome. Sulle rovine di Gerusalemme nasce infatti una colonia romana: la chiamano Aelia Capitolina. I Romani costruiscono templi pagani al posto degli antichi luoghi sacri, come facevano nelle loro colonie o nelle città dove volevano esprimere un legame speciale. Come succede a Gerusalemme, dove i Romani costruiscono un Campidoglio sul modello di quello dell’Urbe. Così sul luogo della sepoltura di Gesù viene innalzato il tempio dedicato alla triade capitolina (Giove, Giunone, Minerva).
Alla guida della diocesi di Gerusalemme in tempo di libertà religiosa
Macario è come vescovo dunque in un momento di fondamentale importanza. Si trova cioè alla guida della diocesi di Gerusalemme nel momento in cui la Chiesa, dopo secoli di persecuzione ottiene la libertà di culto. Dopo l’ultima persecuzione anticristiana, ordinata e poi ritirata dall’imperatore Galerio (nel periodo tra il 305 e il 311), gli imperatori successivi concederanno ai cristiani la piena libertà di praticare la propria fede. Così i seguaci di Gesù potranno finalmente celebrare il culto e costruire chiese.
Grazie alla “pace costantiniana” Macaria ottiene dall’imperatore il permesso per abbattere il Campidoglio e far ritornare alla luce l’area del Calvario e del Sepolcro. Qui più tardi sarà eretta la basilica della Risurrezione. E qui verrà, nelle vesti di pellegrina, anche Elena, l’anziana madre di Costantino.
Combatte l’arianesimo e scrive il Credo
In quegli stessi anni nel mondo cristiano serpeggia la divisione. All’origine c’è la dottrina del sacerdote libico Ario, che nega la natura divina di Gesù Cristo. Il vescovo Macario sarà un grande oppositore dell’arianesimo. Interverrà nel maggio 325 al grande Concilio di Nicea (presso Costantinopoli) dove troverà conferma la tradizionale dottrina sulla divinoumanità di Gesù.
Di più: si ritiene che proprio Macario sia stato uno degli autori del «Simbolo niceno», ovvero del Credo che ancora oggi pronunciamo durante la Messa, al momento di professare la fede «in un solo Dio, Padre Onnipotente» e «in un solo Signore, Gesù Cristo, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre».
Preghiera a San Macario
Dio, che hai dato al tuo popolo San Macario vescovo e confessore, con il suo aiuto rendici forti e perseveranti nella fede, per collaborare assiduamente all’unità della Chiesa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen