Vescovo di Gerusalemme nel IV secolo, san Macario è tra gli autori del Credo che raccoglie tutto ciò su cui si basa la fede di un cristiano.
Si conosce il significato del nome di San Macario, che vuol dire “beato”, “felice”, ma non si hanno molte informazioni sulla sua vita. Di certo si sa che fu vescovo di Gerusalemme nel periodo della cosiddetta pace costantiniana, dopo il finire dell’ultima persecuzione ai cristiani e l’avvento dell’imperatore Costantino.
Questi e il suo successore Licinio diedero ai cristiani libertà di culto, la possibilità quindi di praticare la propria fede apertamente e di costruire edifici sacri. Tra le prime opere che Macario compie come vescovo di Gerusalemme c’è quella di far abbattere il Campidoglio e di far tornare alla luce l’area del Calvario e del Sepolcro dove in seguito sorgerà la basilica della Resurrezione. Inizia il suo ministero episcopale nel 312 e le sfide che deve affrontare non mancano seppur in un periodo abbastanza prospero per il cristianesimo Ci sono infatti le eresie da contrastare, tra cui in particolare quella di Ario.
Si è a conoscenza della sua grande opposizione all’arianesimo dal modo in cui Ario parla di lui nella sua lettera a Eusebio di Nicomedia. Ario negava la natura divina di Gesù ed erano molti i proseliti che aveva fatto questa eresia. In difesa della fede San Macario si adoperò fin dall’inizio del suo episcopato e poi anche successivamente quando prese parte al Concilio di Nicea, nel 325.
Svoltosi a Nicea presso Costantinopoli, questo grande Concilio della storia cristiana ha segnato l’affermazione e la conferma delle principali verità della fede. La natura divina e insieme umana del Signore Gesù Cristo è stata proclamata. Si ritiene che San Macario sia stato tra gli autori della composizione del Credo, chiamato “Simbolo niceno”, quello che tuttora viene recitato da ogni cristiano.
Nella Storia del Concilio di Nicea attribuita a Gelasio di Cizico ci sono riferimenti alle dispute intercorse tra alcuni Padri del Concilio, tra cui San Macario e i filosofi sostenitori della tesi ariana. San Macario risulta come il primo tra i vescovi della Palestina ad aver sottoscritto il Concilio di Nicea. Viene ricordato da Atanasio nella sua lettera enciclica ai vescovi di Egitto e Libia come un vescovo noto per la tenace difesa dell’ortodossia cattolica.
Secondo Teofane, Costantino, dopo il Concilio di Nicea, chiese a Macario di cercare i siti della Resurrezione, della Passione e la Vera Croce. C’era una enorme quantità di pietre che si trovava sopra il Tempio di Venere, che al tempo di Adriano era sorto sopra il Santo Sepolcro. Questa fu demolita, e “il monumento sacro della Resurrezione fu scoperto”, come viene attestato. Quando l’imperatore Costantino venne a saperlo scrisse una lunga lettera a San Macario in cui gli chiese di far erigere una grande chiesa su quel luogo. Sarebbe stata la Basilica del Santo Sepolcro. Si dice che in quel luogo la madre di Costantino, Elena, andasse spesso a pregare.
Il Martirologio Romano ricorda questi fatti nell’enunciazione della memoria liturgica di San Macario: “A Gerusalemme san Macario, Vescovo e Confessore, per consiglio del quale Costantino Magno e la beata Elena, sua madre, purificarono i luoghi santi e li abbellirono di sacre Basiliche”.
O Dio,
che hai dato al tuo popolo San Macario, vescovo e confessore,
con il suo aiuto rendici forti e perseveranti nella fede,
per collaborare assiduamente all’unità della Chiesa.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Amen
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