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Oggi 12 febbraio, festa dei Santi Martiri di Abitinia: danno la vita pur di andare a Messa

Testimoni della fede, i Santi Martiri di Abitinia hanno dato tutto, fino alla morte pur di non tralasciare la partecipazione alla celebrazione del sacrificio eucaristico. 

Santi Martiri di Abitinia – lalucedimaria.it

Nel IV secolo, durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, una delle più feroci, i Santi Martiri di Abitinia, che si commemorano oggi 12 febbraio, hanno dato tutto ciò che avevano, anche la vita per la fede in Cristo.

Il Martirologio Romano ricorda che questi santi Martiri di Abitinia, in Tunisia furono martirizzati a Cartagine. Fu uno in particolare il motivo che li portò alla morte: si scagliarono contro il divieto imperiale di celebrare l’Eucarestia domenicale.

L’essenzialità della santa Messa per un cristiano è stata testimoniata fino alla morte da questi 49 martiri, tra cui 19 donne che vivevano nell’Africa proconsolare.

Santo di oggi 12 febbraio: Santi Martiri di Abitinia

Mentre il vescovo Fundano aveva assecondato l’imperatore cedendo i libri sacri alle autorità locali, dopo l’emanazione degli editti persecutori, il sacerdote Saturnino continuava a celebrare la santa Messa.

Molti fedeli, tra cui i Martiri, lo seguivano e seppur clandestinamente si recavano per partecipare alla celebrazione del sacrificio eucaristico. Il divieto dell’imperatore comprendeva le riunioni dei cristiani, e quindi la celebrazione del rito sacro.

Le Messe venivano celebrate nella casa di un cristiano di nome Felice, o del lettore, Emerito. Vi partecipavano anche alcuni cristiani fuggiti da Cartagine.

Una domenica durante una Messa furono scoperti e arrestati. Sottoposti al processo in tribunale tutti professarono pubblicamente la propria fede e affermarono che “sine dominico non possumus” ovvero “non si può vivere senza celebrare il giorno del Signore“.

Nel corso gli interrogatori si narra che l’avvocato difensore Fortunaziano, fratello di Vittoria, che era una degli accusati, incolpò Dativo di avere istigato lei e altre ingenue giovani a partecipare alla funzione religiosa. Ma lei rispose fermamente di avere partecipato con libera volontà e in piena consapevolezza. Anche Dativo confermò di aver partecipato liberamente. Infine, alla domanda su chi fosse l’istigatore, non diede un’indicazione se non includendo tutti e disse: “Il presbitero Saturnino e tutti noi“.

L’importanza della Messa

Testimoni di ciò che è il fulcro della vita cristiana, la santa Messa nella quale avviene l’incontro personale con Gesù vivo e presente, in corpo, sangue, anima e divinità, nelle specie eucaristiche, questi cristiani furono condotti alla morte.

I loro nomi erano: il sacerdote Saturnino, Saturnino suo figlio omonimo, lettore, Felice suo figlio, anche lui lettore, Maria sua figlia, vergine consacrata e Ilarione, suo figlio più giovane. E poi il lettore Emerito, Ampelio, Felice, Rogaziano, Quinto, Massimiano, Tecla, Rogato, Gennaro, Cassiano, Vittoriano, Vincenzo, Prima, Ceciliano, Restitura, Eva, Rogaziano, Giriale, Rogato, Pomponia, Seconda, Gennara, Saturnina, Martino, Danzio, Felice, Margherita. C’erano ancora: Maggiore, Onorata, Regiola, Vittorino, Pelusio, Fausto, Deciano, Cecilia, Vittoria, Ercolina, Seconda, Matrona e Gennara.

Negli Atti imperiali, che ne attestano il martirio non è riportata la modalità della loro morte, per cui non si conoscono i dettagli su quali furono le eventuali e quasi sicure torture che subirono. Non si sa, quindi, neppure come trovarono la morte in concreto.

Si ipotizza però che alcuni furono giustiziati secondo le consuetudini proprie dell’epoca e altri furono lasciati morire di inedia, ovvero di fame e di sete, altri ancora persero la vita in carcere sotto vari supplizi.

La memoria liturgica è stata fissata al 12 febbraio perchè, stando a quanto riportato anche da sant’Agostino, l’interrogatorio di questi santi Martiri in tribunale si svolse in quella data nell’anno 304.

https://youtube.com/shorts/OThSpFNA1ro?feature=share

Romana Cordova

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Romana Cordova

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