Formidabile campione di umiltà e di preghiera, fin da bambino ha ricercato la via della santità.
Modello per tutti i parroci, si metterà sotto la protezione della Vergine Maria, desideroso soltanto di consacrare alla Madonna tutta la sua anima e tutta la sua vita. Una esistenza interamente spesa a servire i più poveri, i più piccoli, i più deboli.
Secondo di sette figli di una famiglia di contadini di Poggiole di Vernio (Firenze) nasce il 16 aprile 1819 e al battesimo riceve il nome di Eustachio. Il genitore, malgrado sia sacrestano nella chiesa locale, non vede molto di buon occhio l’aspirazione del figlio alla vita religiosa che si manifesta fin da piccolo, da quando Eustachio impara a seguirlo in chiesa e a frequentare la canonica.
Ad ogni modo Eustachio, una volta compiuti diciotto anni, entra nell’Ordine dei Servi di Maria. È lì infatti che lo aveva indirizzato il suo parroco, al quale aveva confessato: «Io sono deciso di abbandonare il mondo e di entrare in convento…Lei non mi abbandoni; continui ad essere il mio sostegno e la mia guida. .. Però le confido di voler entrare in un Ordine che in un modo o in un altro sia consacrato alla Madonna. Voglio dare a lei la mia anima e tutto me stesso».
Entra così nella prioria servita dell’Annunciazione a Firenze, dove prende il nome di Antonio Maria. Dopo gli studi classici e teologici all’eremo di Monte Senario, vicino a Firenze, viene ordinato sacerdote nel 1843 e nominato vicario della nuova parrocchia di S. Andrea a Viareggio.
Un «curatino» di ventotto anni
Ha ventiquattro anni. Ne ha appena quattro in più, ventotto, quando diventa parroco. Fino alla fine della sua vita, per altri quarantacinque anni, il frate-parroco non si allontanerà più da quella parrocchia. E saranno proprio le qualità di parroco a valergli la santità.
Assiduo nella preghiera, raccomanda a San Giuseppe i malati della parrocchia, recandosi al loro capezzale dopo aver pregato a lungo dinanzi al Santissimo. Instancabile, va di porta in porta a chiedere soldi, cibo, biancheria e scarpe per i poveri. E durante il colera del 1854-1856 non si concede un attimo di requie.
Per tutti don Antonio Maria – sempre sorridente e pronto a aiutare i poveri – è semplicemente il «curatino». I viareggini, stupiti, esclamavano: «Se non va in Paradiso lui, non ci va nessuno!». Diventa l’angelo degli ammalati e dei moribondi.
Una volta, mentre sta andando di notte a recare loro conforto, viene aggredito e percosso. A chi gli consiglia di denunciare, lui risponde: «No, no, io non faccio nomi! Ben altre furono le percosse che ricevette Gesù; e lui non le meritava davvero; mentre io, povero peccatore, merito questo e peggio».
Un pioniere al servizio dei più piccoli e dell’evangelizzazione
Fonda in riva al mare una casa d’assistenza per bambini — una novità assoluta per l’epoca — e risulta anche uno dei pionieri italiani dell’Associazione per la Propagazione della Fede (attualmente posta sotto la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli) e della Società della Santa Infanzia.
All’inizio del 1892 si ammala di polmonite fulminante dopo aver prestato soccorso un ammalato in una notte fredda e tempestosa privandosi del suo mantello per donarlo al povero incontrato per strada. Muore così a settantatré anni, il 12 gennaio 1892. Tutta la città piange la sua morte e sulla sua tomba accadranno dei miracoli.
Il 9 dicembre 1962, durante la prima sessione del Concilio Vaticano II, viene proclamato santo.