Oggi la Chiesa celebra un autentico “fuoriclasse del confessionale”: tanto grande a dispensare la misericordia di Dio quanto era esile di corporatura e debole di salute.
San Leopoldo Mandic, patrono dei malati di tumore, è ricordato come uno dei più grandi confessori della storia.
Leopoldo da Castelnovo, al secolo Bodgan Mandić, nasce il 12 maggio 1866 a Castelnovo I (Herceg-Novi) alle Bocche di Cattaro (Kotor). È il penultimo dei dodici figli di Pietro Mandic e di Carlotta Carevic, genitori devoti e laboriosi che lo battezzano col nome di Bogdan (Adeodato) Giovanni.
Quello che diventerà uno dei più straordinari confessori di tutti i tempi mostra un temperamento forte fin dalla più giovane età. Ma palesa in lui anche una spiccata pietà e un animo nobile. Bogdan non lesina l’impegno a scuola, ma ben presto sente montare l’imperiosa chiamata alla vita religiosa.
L’entrata nell’ordine dei Padri Cappuccini
In quel tempo a Castelnovo operavano i padri Cappuccini della Provincia Veneta. Bogdan matura così la decisione di diventare frate cappuccino, accolto prima nel seminario serafico di Udine e poi, a 18 anni, a Bassano del Grappa (Vicenza). Veste così l’abito da cappuccino assumendo il nuovo nome di fra Leopoldo. Prosegue i suoi studi di filosofia e teologia a Padova e a Venezia, dove riceve l’ordinazione sacerdotale nella basilica della Madonna della Salute. È il 20 settembre 1890.
Tra le sue aspirazioni più profonde c’è quella di farsi missionario in Oriente, al fine di promuovere la riunificazione dei cristiani ortodossi con la Chiesa cattolica. Nell’attesa li affida alla Vergine Maria, alla quale è molto devoto. «O Beata Vergine – scrive fra Leopoldo Mandic -, credo che tu abbia le massime premure per i dissidenti orientali. Ed io desidero collaborare di tutto cuore al tuo materno affetto».
Un martire del confessionale
Viste le difficoltà a dedicarsi alla predicazione, per via della sua gracile costituzione fisica (è alto meno di un metro e quaranta) e di un difetto di pronuncia, i suoi superiori lo destinano al servizio delle anime, come ministro della riconciliazione.
Fra Leopoldo passerà così tutta la sua vita in confessionale, a dispensare il perdono di Dio ai peccatori contriti, trascorrendo anche 15 ore al giorno nella sua celletta di pochi metri quadrati del confessionale, ghiacciata d’inverno e rovente d’estate, un autentico martirio per lui che tra le altre cose soffre di artrite alle mani.
A un confratello che un giorno gli chiede come faccia a resistere tanto a lungo nel confessionale, lui risponde sorridendo con estrema semplicità: «È la mia vita, capisci».
Svolgerà la sua attività di confessore in diverse città: Venezia, Zara, Bassano del Grappa, Thiene al santuario della Madonna dell’Olmo. A partire dall’ottobre 1909, frate Leopoldo approderà a Padova dove, salvo una breve parentesi di poche settimane a Fiume, resterà fino alla morte, sopraggiunta il 30 luglio del 1942 a causa di un tumore (è stato dichiarato protettore dei malati di tumore).
Preghiera a San Leopoldo Mandic
O Signore Gesù. che hai arricchito san Leopoldo di grazie speciali per esercitare con straordinario frutto il ministero della Riconciliazione, ti preghiamo, per sua intercessione. di concederci la grazia di accostarci fiduciosi e veramente pentiti al sacramento della Riconciliazione, per poter sperimentare la tua infinita misericordia cd essere rinnovati nel cuore e nell’impegno di vita. Tu sei Signore e vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen. San Leopoldo, prega per noi!