Piccolo di statura e fragile di salute, è invocato come protettore dei malati di tumore. San Leopoldo Mandic fu dedito al ministero della Confessione nel piccolo confessionale di Padova.
La misericordia del Signore ha avuto modo di essere elargita ampiamente da San Leopoldo Mandic che ha svolto l’attività di confessore per tutta la sua vita di sacerdote accogliendo con benevolenza tutti coloro che si rivolgevano a lui.
Nacque nella Dalmazia meridionale, a Castelnuovo di Cattaro il 12 maggio 1866. Era il penultimo di 16 figli di una famiglia cattolica croata. Il suo nome di Battesimo era Bogdan Ivan e fin dall’infanzia frequentò i frati francescani Cappuccini della Provincia Veneta che prestavano la loro opera in quel luogo. Fu a contatto con loro che il giovane Bogdan maturò la vocazione religiosa e andò prima nel seminario di Udine e poi fece il noviziato a Bassano del Grappa. Diventando frate prese il nome di frà Leopoldo. Dal 1885 al 1890 completò gli studi filosofici e teologici nei conventi di Santa Croce a Padova e del Santissimo Redentore a Venezia.
La vita sacerdotale semplice e umile
Fu ordinato sacerdote il 20 settembre 1890, nella basilica della Madonna della Salute a Venezia. Frà Leopoldo approfondì lo studio della Sacra Scrittura, della letteratura patristica e sviluppò appieno la spiritualità francescana. Avvertiva fortemente l’esigenza di promuovere l’unione dei cristiani orientali separati con la Chiesa cattolica.
Pensava di ritornare in missione nella sua terra d’origine e si mise a studiare diverse lingue slave, compreso un po’ di greco moderno. Aveva una vasta cultura filosofica e teologica ma viveva nella più assoluta semplicità e umiltà. A causa della sua salute cagionevole e di un difetto nella pronuncia non gli fu possibile dedicarsi alla predicazione. Trascorse i primi anni del suo sacerdozio nel silenzio e nel nascondimento del convento di Venezia. Era addetto al confessionale e svolgeva i lavori più umili, tra cui fare il questuante.
Nel 1897, fu mandatro al piccolo convento cappuccino di Zara in Dalmazia, ma ci rimase solo tre anni perché nel 1900 fu richiamato a Bassano del Grappa come confessore. Nel 1905 fece il vicario del convento di Capodistria, nella vicina Istria e poi approdò a Padova, dove rimase per il resto della sua vita.
Precursore dell’ecumenismo e confessore
San Leopoldo Mandic può essere considerato uno dei più grandi precursori ed apostoli dell’ecumenismo. Sentiva che la missione principale della sua vita era essere utile al suo popolo e all’unione delle Chiese. Non avendo potuto svolgere un apostolato tra i fratelli separati orientali, si impegnava comunque spiritualmente. Offrì il voto, più volte ripetuto, di dare tutto della sua vita, le sue preghiere, le sue sofferenze, ogni gioia e dolore del suo ministero per questo obiettivo.
Desiderava con tutto il cuore di tornare nella sua patria, come disse un giorno ad un amico: “Da Padova, per ora, non c’è verso di poter scappare; mi vogliono qui, ma io sono come un uccellino in gabbia: il mio cuore è sempre di là del mare“.
Arrivò a Padova nel 1909 e l’anno successivo fu nominato direttore degli studenti seminaristi che studiavano filosofia e teologia. Lui insegnava Patrologia. Ritentuto con un atteggiamento troppo benevolente fu improvvisamente sospeso dall’insegnamento. Dal 1914 il suo compito fu quasi esclusivamente quello di confessare.
Le sue doti di consigliere spirituale erano note e la sua fama si diffuse tanto che era cercato da persone di ogni estrazione sociale, che per incontrarlo arrivavano anche da fuori città. Negli Annali della Provincia Veneta dei Cappuccini è scritto che “Nella confessione esercita un fascino straordinario per la grande cultura, per il fine intuito e specialmente per la santità della vita. A lui affluiscono non solo popolani, ma specialmente persone intellettuali e aristocratiche, a lui professori e studenti dell’Università e il clero secolare e regolare“.
Protettore dei malati di tumore
Negli ultimi anni della sua vita la sua salute andava sempre a peggiorare e nel 1942 si manifestò un tumore all’esofago. Nonostante le sue precarie condizioni continuò a confessare fino al giorno prima di morire. Il 30 luglio 1942, mentre si preparava a celebrare la messa svenne. Poi ricevette il sacramento dell’unzione degli infermi e pochi minuti dopo, quando aveva finito di recitare le ultime parole della Salve Regina, spirò tenendo le mani giunte verso l’alto.
La sua fama di santità era grande: una folla ininterrotta andò al convento per rendere omaggio alla salma. Beatificato nel 1976 fu canonizzato nel 1983. San Leopoldo è invocato come protettore dei malati di tumore ufficialmente dal 2020.