Condannato a morte solo per essere sacerdote, non solo perdona in maniera sconvolgente, ma benedice anche i suoi assassini.
“Non solo il mio perdono, ma anche la mia benedizione”. Col suo esempio si fece testimone del perdono e dell’amore cristiano per i nemici.
Germano Flores e Mercede Garcia si erano opposti all’idea che loro figlio Margarito entrasse in seminario solo perché non avevano la possibilità di pagare la scuola erano Infatti fermenti cristiani e non si sarebbero mai permessi particolare una vocazione.
Margarito trova da sé i benefattori di cui ha bisogno per andare in seminario. È ordinato sacerdote il 5 aprile 1924 e viene inviato nella parrocchia di Chilpancingo e vi rimane fino allo scoppio della persecuzione religiosa nel 1926.
Il Messico piomba nell’oscurità con le politiche laiciste e anticattoliche del governo messicano, allora guidato dal presidente Plutarco Elías Calles.
Una politica vessatoria e antireligiosa che avrebbe provocato la rivolta dei cristeros, come i governativi chiamarono spregiativamente i ribelli, per via del loro grido di battaglia: ¡Viva Cristo Rey! (“Viva Cristo Re!”).
Calles, ferocemente anticattolico, fa chiudere le scuole cattoliche e i seminari, espropria le chiese, scioglie tutti gli ordini religiosi. Inoltre fa espellere i sacerdoti stranieri e impone un “numero chiuso” per quelli messicani, obbligandoli a obbedire alle autorità civili. Vieta perfino di usare espressioni come: «Se Dio vuole», «A Dio piacendo». Proibisce anche ai preti di portare l’abito talare. In alcuni stati si cerca addirittura di costringerli a sposarsi.
Il presidente arriva a ricattare gli impiegati cattolici chiedendo loro di scegliere tra la rinuncia alla propria fede e la perdita del posto di lavoro. I cattolici protestano inizialmente in maniera pacifica contro simili soprusi, ma il governo rifiuta qualsiasi atteggiamento conciliante. Così dal primo agosto 1926 la Santa Sede impone l’interdetto su tutto il Messico: sacramenti e messa sarebbero stati celebrati solo in clandestinità.
Papa Pio XI denuncerà la violenta persecuzione dei cattolici messicani con l’enciclica Iniquis Afflictisque, tornando sull’argomento pochi anni dopo con le encicliche Acerba Animi (1932) e Firmissimam Constantiam (1937).
In questo contesto matura il martirio di padre Margarito, che nel 1927 riesce a raggiungere la capitale. Qui esercita clandestinamente il suo ministero sacerdotale. Ma la sua attività non passa inosservata. Così il sacerdote viene imprigionato per più di un mese.
Dopo essere stato rilasciato, viene mandato a fare il parroco a Atenango del Rio. Ma non appena si mette in viaggio viene bloccato da un gruppo di federali che lo blocca. Dopodiché lo condanna a morte per il semplice fatto di essere un prete.
Il suo ultimo desiderio è quello di pregare. Mentre sta recitando una breve preghiera punto uno dei soldati gli sussurra nell’orecchio chiedendogli il perdono. Le ultime parole del sacerdote sono sconvolgenti: “Non solo il mio perdono, ma anche la mia benedizione è per tutti voi”.
È il 12 novembre 1927: una raffica di proiettili lo uccide unendolo per sempre a Cristo Sacerdote.
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