A lungo oppositore dell’eresia monotelita, San Martino papa fu avversato e reso martire dalla persecuzione dell’imperatore.
Santo del VI secolo, San Martino papa nacque a Todi in una data imprecisata e si sa che poi si trasferì a Roma dove studiò. Era celebre per la sua saggezza e per la sua erudizione. Diventato sacerdote fu mandato come apocrisario, cioè delegato alla corte imperiale di Costantinopoli.
Dopo la morte di papa Teodoro, nel 649, fu eletto al soglio pontificio. Portò avanti la Chiesa con fermezza, guidandola sulla retta dottrina. Subito dovette affrontare le dispute dottrinali che impegnavano i teologi dell’epoca. Il dibattito teologico era volto a stabilire se Gesù avesse una o due volontà, derivanti dalla natura umana e divina. La disputa coinvolgeva i padri conciliari che la avevano affrontata nel Concilio di Calcedonia e i teologi bizantini che con il sostegno dell’imperatore formulavano tesi di compromesso.
San Martino è ricordato per aver contrastato fortemente il monotelitismo che dominava nel suo tempo. Per risolvere la questione indisse un grande sinodo a Roma a cui parteciparono anche alcuni teologi greci dissidenti della tesi preponderante, tra cui colui che successivamente prese il nome di Massimo il Confessore. Con il suo aiuto San Martino riuscì a stabilire che l’economia della salvezza si fonda sull’Incarnazione del Verbo di Dio.
Questo adirò molto l’imperatore Costante II che propendeva per la tesi opposta, e meditò una vendetta nei confronti di papa Martino. Inviò in Italia l’esarca Olimpio con il preciso ordine di far prigioniero il pontefice e portarlo in Oriente. Ma Olimpio non volle eseguire questo comando e si ribellò prendendo di fatto il potere e per tre anni governò in Italia. In questo periodo Martino ebbe la possibilità di vivere un breve tempo di pace e di svolgere il suo ministero in piena libertà.
Dopo la morte di Olimpio, che cadde in battaglia, l’imperatore Costante portò a termine il suo piano contro Martino. Mandò un emissario che lo imprigionò e lo condusse a Costantinopoli. Portato come prigioniero a Cherson, nella penisola di Crimea, il papa Martino fu prima torturato: gli fu tolto il pallio, segno dell’autorità pontificia e un soldato gli tagliò le vesti. Fu esposto al pubblico ludibrio, denudato e lasciato al freddo.
Il viaggio durò 15 mesi: in quel lasso di tempo l’Imperatore riuscì a far eleggere papa Eugenio I, più remissivo e dialogante. Poi, ridotto in catene Martino fu portato in una piccola cella e condannato a morte. Per quattro mesi soffrì la fame e il più assoluto stato di abbandono fino a quando il suo corpo non potendo più resistere si lasciò andare alla morte. Secondo alcune fonti era il 16 settembre 655, ma secondo altre il 13 aprile e in questa data è stata fissata la sua memoria liturgica.
È commovente la lettera che scrisse durante la prigionia per il suo successore riguardo il futuro della Chiesa Recita così: “Per intercessione di San Pietro. Dio stabilisca i loro cuori nella fede ortodossa, li renda fermi contro ogni eretico o nemico della nostra Chiesa. Dia forza specialmente al pastore che ora li governa. Sicché senza cedere in alcun punto anche minimo e senza piegare in alcuna parte anche secondaria, conservino integra la fede professata per iscritto dinanzi a Dio e agli angeli santi e, per questo, possano ricevere insieme a me, poveretto, la corona della giustizia e della fedeltà dalle mani del Signore e salvatore nostro Gesù Cristo”.
Poco distante in carcere, si trovava anche Massimo il Confessore, anche lui fatto prigioniero e torturato, con la mano mozzata e la lingua tagliata. Ai due però non fu concesso di incontrarsi. Il suo corpo venne sepolto provvisoriamente in una cappella della Beata Vergine, e poco dopo trasferito a Roma. San Martino è venerato martire nella chiesa romana, ma anche in quella slava e greca.
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