Dopo una graduale conversione, sant’Ilario di Poitiers abbraccia la fede cattolica diventando vescovo e strenuo difensore della dottrina contro le eresie del suo tempo.
Sant’Ilario di Poitiers, che si ricorda oggi 13 gennaio, è stato definito “l’Atanasio dell’Occidente” per il suo grande impegno della difesa della vera dottrina cattolica attaccata dalle eresie della sua epoca.
Nasce nella città di cui poi in seguito diventerà vescovo, Poitiers, in Francia, intorno al 310 – 315. Proviene da un’agiata e nobile famiglia pagana. Cresce, dunque, in un clima lontano dal cristianesimo e si interessa allo studio in particolare della filosofia.
Segue il pensiero neoplatonico e la sua giovinezza è dedita alla vita mondana. Nonostante il matrimonio e la nascita di una figlia non c’è in lui felicità e gioia. Ha tutto ciò che si può desiderare, ma nel suo cuore regna una grande insoddisfazione e la ricerca del vero senso della vita.
Santo di oggi 13 gennaio: Sant’Ilario di Poitiers
Giunto intorno all’età di 30 anni accade una svolta nella sua vita: una graduale conversione che lo porta prima dal piano intellettuale a confutare le filosofie conosciute. La lettura della Bibbia lo trasforma. Rimane profondamente colpito dal prologo del Vangelo secondo Giovanni e dal mistero dell’Incarnazione.
La conversione diventa totale e Ilario si fa battezzare nel 345. Trova la gioia di vivere che cercava. Il suo cambiamento suscita scalpore, ma lui prosegue il suo cammino alla luce di Cristo. Otto anni più tardi diventa vescovo per acclamazione popolare.
Accetta la nomina, e inizia la sua attività di predicatore. Nello svolgimento del suo ministero episcopale incontra san Martino di Tours e sarà per lui un grande maestro e ispiratore. Sono tante le sfide che deve affrontare come pastore della Chiesa del suo tempo.
Innanzitutto la difesa del Credo niceno messo sotto attacco dall’eresia ariana. Scomunica i vescovi ariani che avevano condannato Atanasio e per questo subisce dure ripercussioni. Riuniti nel cosiddetto “sinodo dei falsi apostoli” questi chiedono all’imperatore di mandarlo in esilio.
La sua fede è forte e salda e così si scrive rivolgendosi al Signore: “La mia fede, nella quale Tu stesso, Gesù, mi ha istruito, non ebbe questi tardivi maestri. Prima che mi si parlasse di loro, io ti ho dato la mia fiducia, e così sono stato rigenerato in Te”.
La lotta alle eresie e la difesa della fede
Affronta con fermezza e fiducia in Dio anche la prova dell’esilio: l’imperatore Costanzo, infatti, lo manda in Asia Minore. Anche lì, però, non ferma la sua attività di predicazione e di difesa della retta fede. Accade che gli ariani orientali fanno in modo di rispedirlo a Poitiers perchè anche in quelle terre riusciva a generare conversioni e ad ostacolare l’eresia.
La sua opera apologetica si sviluppa anche attraverso i suoi trattati. Scrive il De Trinitate, in cui elabora una profonda sintesi teologica del mistero trinitario dimostrando la consustanzialità tra le tre Persone della Santissima Trinità. Tra le sue opere si ricordano anche i suoi Commenti ai Salmi e al Vangelo di Matteo.
Rientrato nella sua patria intorno al 360 fonda un monastero nella città di Ligugé. In questo periodo viene aiutato e sostenuto da san Martino di Tours a difendere l’ortodossia cattolica. Termina la sua vita nel 367 a Poitiers.
Sant’Ilario risulta come il primo autore cristiano latino di cui è nota la scrittura di inni. Li aveva scritti con il preciso scopo di favorire la formazione dottinale dei cristiani. Nel 1851 papa Pio IX lo proclama Dottore della Chiesa.