Vescovo e Dottore della Chiesa, Sant’Ilario di Poitiers è ricordato per la sua strenua lotta contro le eresie del suo tempo.
Teologo, filosofo e scrittore, sono tante le peculiarità di Sant’Ilario di Poitiers che vive e opera nel IV secolo. Nasce infatti a Poitiers, la città a cui era legato e con cui lo si ricorda, intorno al 310 –315 da una nobile famiglia gallo-romana.
Era una delle più importanti famiglie della città, di stirpe senatoria e professava la religione pagana.
Ilario, fin da bambino riceve un’istruzione di tipo nobiliare e cresce seguendo il paganesimo. Appassionato di filosofia abbraccia il pensiero neoplatonico. Vive da uomo di mondo, ma in lui non c’è gioia e letizia, quei sentimenti che porta nel significato del suo nome, ma che non sono ancora nel suo cuore. Si sposa, ha una figlia e poi, intorno ai 30 anni avviene la svolta della sua vita.
La conversione e la nomina a vescovo
In cerca del senso della vita, non trova niente che possa appagare la sua sete di infinito e avverte la fugacità e la futilità di molte cose. Si rende conto della precarietà e della fragilità dell’esistenza, e su questo sostrato di sentimenti di cui è pieno il suo animo si innesta la fede.
Venuto a contatto con la comunità cristiana di Poitiers, Ilario dopo la lettura di una pagina del Vangelo inizia a cambiare prospettiva. “Il mio spirito agitato e inquieto vide allora brillare un raggio di speranza più vivo di quanto mi aspettassi” dichiarerà lui stesso.
Abbraccia la fede cristiana e la sua vita si trasforma: trova la gioia e la serenità a lungo cercata. In una notte di Pasqua viene battezzato diventando così un cristiano suscitando scalpore nel suo ceto sociale e in tutta la città di Poitiers.
Tempo dopo, intorno al 350 dopo la morte del vescovo della cittadina Ilario viene acclamato vescovo per volontà popolare. I cristiani volevano lui, il pagano convertito, affinché guidasse la loro comunità di fedeli. Ilario accetta, la moglie e la figlia si fanno da parte e lui dedica completamente la sua vita a Cristo.
La lotta all’arianesimo
Ilario si impegna molto nella predicazione diventando famoso in tutta la regione. Il suo desiderio era la conversione della Gallia alla Chiesa cattolica. Si trova a dover affrontare il dilagare dell’eresia di Ario, che negava la divinità di Gesù. Già scomunicato dal Concilio di Nicea, l’arianesimo continuava ad esser presente e a gettare confusione anche a causa dell’appoggio da parte dell’imperatore Costanzo.
Vi erano molti vescovi di fatto ariani che fingevano di essere cattolici. Il vescovo Ilario difende la vera fede con fermezza. Al riguardo scrive: “Troppo tardi vengono per me gli empi dottori che produce adesso il nostro secolo. La mia fede, nella quale Tu stesso, Gesù, mi ha istruito, non ebbe questi tardivi maestri. Prima che mi si parlasse di loro, io ti ho dato la mia fiducia, e così sono stato rigenerato in Te”.
La sua lotta all’arianesimo era un’impresa molto difficile, ma che lui porta avanti con perseveranza. L’imperatore Costanzo non gradisce le sue posizioni, lo fa arrestare e lo manda in esilio in Asia Minore. Anche altri vescovi cattolici subiscono la stessa sorte. Ilario è accusato di suscitare e fomentare divisioni a fronte di una falsa pace proposta dagli ariani.
In Oriente prosegue la sua difesa della fede e i seguaci di Ario convincono l’imperatore a rimandarlo a Poitiers per il successo che ha riscontrato in quei luoghi d’esilio. Affronta anche i successivi imperatori e resta saldo nella fede. Muore nel 367 nella sua Poitiers. Si ricordano gli scritti con cui difese il credo niceno e i Commenti ai Salmi e al Vangelo di Matteo.