Il Calendario liturgico della Chiesa oggi fa memoria di uno dei Santi taumaturghi più amati, conosciuti, invocati e rappresentati di sempre.
Oltre che della città veneta, è anche patrono del Portogallo, del Brasile, della Custodia di Terra Santa e di diverse altre città in Italia, Spagna e Stati Uniti.
Una figura davvero davvero internazionale, anche per la sua vicenda biografica. Quello che è conosciuto come il Santo padovano per eccellenza nasce infatti a Lisbona, in Portogallo, intorno al 1195.
A 15 anni, prima di indossare il saio francescano, entra nell’Ordine agostiniano. Qui approfondisce tanto lo studio delle Sacre Scritture da essere chiamato, successivamente, «Arca del Testamento».
A colpire Antonio, giovane e dotto intellettuale, sono le virtù dei primi francescani: semplicità e umiltà. Lo attrae la loro vita, che gli appare la più fedele messa in pratica del Vangelo. E quando, nel 1220, giungono in Portogallo le reliquie dei cinque francescani martirizzati in Marocco, chiede di diventare francescano e di andare in missione proprio nel paese africano. Arrivato sulle coste dell’Africa però si ammala e viene rimbarcato. Durante il rientro, una tempesta trascina la nave sulle coste siciliane.
L’incontro con San Francesco e le prime predicazioni
Così Antonio vive per qualche tempo in un convento di Messina finché nel 1221 il suo superiore non lo conduce al capitolo di Assisi dove può avvicinare San Francesco. Il «giullare di Dio» rapisce Antonio che viene destinato alla provincia emiliana dei francescani, in un eremo vicino a Forlì.
Antonio aveva fin lì nascosto la sua cultura e la sua grande dottrina, svolgendo i compiti più umili. Ma un giorno, per la cerimonia di una ordinazione sacerdotale, c’è bisogno di un oratore sacro. Non trovandosi qualcuno all’altezza del compito, in mancanza di meglio viene chiamato Antonio. Che ovviamente stupisce tutti per la solidità e la profondità della sua preparazione dottrinale, talmente evidente che gli viene imposto di predicare. Per dare un’idea, pare che San Francesco avesse preso a chiamarlo confidenzialmente, proprio per la sua preparazione fuori dal comune, «il mio Vescovo».
Il miracolo della predicazione ai pesci
Frate Antonio predica a Rimini, città quasi completamente in mano agli eretici, dove la popolazione diserta le sue prediche. In mancanza di fedeli, Antonio allora va in spiaggia e si mette a predicare ai pesci che accorrono in massa, addensandosi sulla riva. Sarà questo il suo primo, ma certo non l’ultimo miracolo. Sì, perché da allora in avanti la sua prodigiosa dottrina si accompagnerà ad altrettanto strepitosi miracoli. Al punto che il taumaturgo finirà per sopravanzare di gran lunga il teologo.
Si pensa di mandarlo nelle province dove più a fondo era penetrato il veleno dell’eresia e dove gli errori avevano affondato i loro artigli. Così lo si vede predicare a Verona contro il crudele Ezzelino da Romano, tiranno della città. Antonio usa la sua oratoria per ergersi a difensori dei deboli perorando la causa dei prigionieri guelfi.
Un altro evento prodigioso: Gesù Bambino tra le braccia di Antonio
Successivamente frate Antonio si ferma al piccolo convento detto dell’Arcella, a circa un chilometro dalle porte di Padova, fuori dalle mura cittadine. Una sera accade un altro fatto prodigioso. Antonio è rimasto ospite in città del conte Zino Camposampiero, che sarà testimone di un altro evento miracoloso: vede infatti frate Antonio tenere teneramente tra le sue braccia Gesù Bambino.
Il desiderio di Antonio sarebbe quello di fare penitenza negli stessi luoghi dove si era mortificato Francesco: alla Verna, alle Carceri d’Assisi. Ma le sue condizioni di salute (è tormentato dall’idropisia che non gli concede tregua) non glielo consentono.
La vita incredibile di un Santo che ha bruciato le tappe
Colpito da un malore nel romitorio di Camposampiero durante la Quaresima del 1231, lo trasportano a Padova sopra un carro. Giunto all’Arcella, è costretto a fermarsi lì, nella
sua vecchia e cara celletta. Ai confratelli che lo vedono fissare lo sguardo in alto risponde: «Vedo il mio Signore».
Quando muore, il 13 giugno 1231, ha appena trentasei anni. Appare impossibile quello che è riuscito a fare – tra studio, predicazione, opere – in così poco tempo. Ancora doveva passare un anno dalla sua morte che Papa Gregorio IX lo aveva già proclamato Santo. Diversi secoli più tardi Pio XII lo proclamerà Dottore della Chiesa Universale.
Durante la traslazione delle spoglie del Santo, trentadue anni dopo la sua morte, San Bonaventura da Bagnoregio trovò la sua lingua incorrotta, custodita nella cappella del Tesoro presso la basilica di Sant’Antonio a Padova.
Preghiera per la festa di Sant’Antonio da Padova
L’annua solennità del tuo beato confessore Antonio allieti, o Dio, la tua Chiesa, affinché munita sempre e di aiuti spirituali, meriti di godere le gioie eterne.