La Beata Alessandrina Maria da Costa vive eccezionali fenomeni mistici. Rimasta paralizzata a letto per trent’anni, vivrà gli ultimi tredici anni della sua vita alimentandosi solo dell’Eucarestia.
Si fa vittima per la salvezza delle anime, abbracciando il mistero della sofferenza con amore, e chiede al Papa di consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria.
photo web sourceAlessandrina Maria da Costa nasce a Balasar (Portogallo), in provincia di Oporto e Arcidiocesi di Braga il 30 marzo 1904. A sette anni, per poter frequentare la scuola elementare che manca nel suo paese deve andare a Pòvoa do Varzim in pensione presso la famiglia di un falegname. Qui fa la prima comunione nel 1911.
Diciotto mesi dopo torna a Balasar e va a stare con la mamma e la sorella nella località “Calvario”, dove rimarrà fino alla fine dei suoi giorni.
Inizia a lavorare nei campi, e riesce a tenere testa agli uomini grazie alla sua robusta costituzione robusta. Trascorre una prima giovinezza vivace: il suo temperamento felice e comunicativo la fa amare dalle compagne. A dodici anni però si ammala: una grave infezione (forse una febbre intestinale tifoidea) la porta vicina alla morte. Riesce a guarire ma la malattia mina per sempre il suo fisico.
All’età di quattordici anni avviene l’episodio decisivo della sua vita. È il sabato santo del 1918. Alessandrina è impegnata nel lavoro di cucito assieme alla sorella Deolinda e a una ragazza apprendista. A un certo punto si accorgono che tre uomini cercano di introdursi nella loro stanza. Le intenzioni dei tre sono chiare. Per sfuggire alle loro mani rapaci Alessandrina ha davanti a sé un’unica via di fuga: la finestra aperta. Si lancia nel vuoto da un’altezza di quattro metri: l’impatto al suolo è terribile per lei, la ragazzina ne rimane gravemente menomata.
Paralizzata per sempre
Col tempo le conseguenze della caduta peggiorano sempre più portandola verso una progressiva paralisi. Fino a 19 anni riesce a muoversi ancora a muoversi a stento trascinandosi in chiesa, dove ama sostare. La paralisi però non le dà pace, arrecandole dolori sempre più insopportabili. Finché Alessandrina non resta completamente paralizzata. È il 14 aprile 1925: Alessandrina si mette a letto. Non si rialzerà più per i restanti trent’anni della sua vita.
Fino al 1928 continua a chiedere a Dio – per intercessione di Maria – di guarire, promettendo di farsi missionaria se avesse ottenuto la grazia della guarigione.
Ma quando capisce che la sua vocazione passa attraverso la via della Croce e della sofferenza per la salvezza delle anime è pronta a abbracciarla con prontezza. In questo periodo cominciano i suoi primi fenomeni mistici. Alessandrina inizia una vita di grande unione con Gesù nei Tabernacoli, sempre per mezzo di Maria Santissima.
Vittima per amore di Dio e per la salvezza delle anime
Un giorno, mentre è da sola, un pensiero le attraversa il cuore come un lampo: “Gesù, tu sei prigioniero nel Tabernacolo ed io nel mio letto per la tua volontà. Ci faremo compagnia”.
Si offre così al Signore come vittima per “amare, soffrire, riparare”. Sperimenta eccezionali fenomeni mistici: ogni venerdì, dal 1938 al 1942, rivive le sofferenze della Passione di Gesù. In quei momenti, per tre ore e mezza cessa il suo stato di paralisi. Alessandrina scende dal letto e con movimenti e gesti, sempre accompagnati da sofferenze atroci, riproduce i diversi momenti della Via Crucis.
Una richiesta al Papa: consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria
Su invito del suo direttore spirituale, il padre gesuita Mariano Pinho, dal 1934 inizia a scrivere in un diario tutto ciò che Gesù le dice durante le sue estasi. Nel 1936 chiede al Papa di consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria, cosa che Pio XII fa solennemente il 31 ottobre 1942. Dal marzo 1942 finisce di alimentarsi. Da lì in avanti vivrà unicamente dell’Eucaristia.
Nel 1944 si iscrive tra i Cooperatori Salesiani. Malgrado i dolori si interessa dei poveri e tante persone si recano al suo capezzale, attirate dalla sua fama di santità. Sono molti quelli che raccontano di dovere la loro conversione ai colloqui con la mistica.
La felicità di chi va in cielo
Il 7 gennaio 1955 le viene preannunciato che morirà quell’anno. Il 12 ottobre chiede l’Estrema unzione. Muore il giorno dopo (13 ottobre, anniversario dell’ultima apparizione della Madonna a Fatima) alle 19:30. Prima di entrare nell’eternità la sentono esclamare: “Sono felice, perché vado in cielo”.
Sulla sua tomba ha voluto far incidere queste parole: “Peccatori, se le ceneri del mio corpo possono essere utili per salvarvi, avvicinatevi, passatevi sopra, calpestatele fino a che spariscano. Ma non peccate più; non offendete più il nostro Gesù!”.
Nel 2004 papa Giovanni Paolo II la proclama Beata.