Tutti e tre convertiti dal paganesimo, i Santi Tiburzio, Massimo e Valeriano muoiono per la fede a Roma. Tra di loro c’è lo sposo di un’altra celebre martire.
Il Martirologio Romano ricorda i Santi Tiburzio, Valeriano e Massimo come i martiri che si trovano sepolti nel cimitero di Pretestato sulla via Appia a Roma. Vissuti nel III secolo nella città imperiale si trovano nel pieno delle persecuzioni contro i cristiani. La venerazione a loro rimane viva e già dal V secolo la loro storia è tramandata da fonti orali e scritte.
Le fonti più complete sono il Martirologio Geronimiano e la Passio di Santa Cecilia, da dove emergono le informazioni relative al martirio di questi tre giovani uomini. Due di loro sono fratelli e il terzo è il loro carceriere che a sua volta si converte e diventa martire. La loro fede si può considerare trasmessa dall’uno all’altro e all’origine c’è un’altra figura, quella di una donna, una famosa e grande santa.
Da Santa Cecilia la fede che converte i martiri di Roma
Denominati i “martiri di Roma” sono ricordati insieme perchè le loro storie si intrecciano. Tutti pagani, il primo a convertirsi è Valeriano. Nobile romano nato nel 177, Valeriano è colui che viene dato in sposo a Santa Cecilia. Pur provenendo anche lei da una famiglia pagana lei venuta a contatto con il cristianesimo ne diventa una fervente fedele. Aveva fatto voto di consacrarsi al Signore, ma poi non ha potuto opporsi al matrimonio che le è stato imposto. Appena sposata però ha detto al marito che non avrebbe dovuto toccarla. “Nessuna mano profana può toccarmi perché un angelo mi protegge. Se mi rispetterai, egli ti amerà come ama me“, sono le sue parole allo sposo.
Valeriano si lascia affascinare dalla fede della moglie e accetta il matrimonio casto. Si narra che nel momento in cui Santa Cecilia pronunciò quelle parole apparve un angelo sorridente, che portava due corone: una di gigli per lui, una di rose per lei. Valeriano trova la fede e diventa un cristiano. Si fa battezzare da papa Urbano I e con il suo esempio e il suo annuncio della Buona Novella si converte anche suo fratello Tiburzio.
Entrambi insieme a Cecilia escono tutte le notti per dare sepoltura ai cristiani martirizzati e presto subiranno anche loro la stessa sorte. I due fratelli vengono scoperti, incarcerati e condannati a morte dal prefetto Almachio, noto per essere particolarmente crudele. In carcere ricevono l’incoraggiamento di Cecilia che va a trovarli, prima di finire anche lei martirizzata. Li esorta ad affrontare questa terribile prova con fede e tenacia, ed è quello che loro faranno.
Il carceriere che diventa martire
Il carceriere di Valeriano e Tiburzio è Massimo che li conduce in un tempio per costringerli ad effettuare sacrifici agli dei. Loro si rifiutano e lui esegue la legge e li uccide. Diventa quindi il loro assassino materiale. Accade però qualcosa di impensabile. Proprio nel momento in cui i due fratelli muoiono il cielo si apre e Massimo vede gli angeli scendere a prendere le anime dei due martiri.
La sua conversione è quindi immediata. Avviene il pentimento e abbraccia la fede di coloro a cui ha tolto la vita. La chiamata del Signore per lui è forte e improvvisa. Poco tempo dopo però anche lui subirà la stessa sorte e morirà martire in quanto cristiano.
I due fratelli e il carceriere inizialmente erano sepolti in luoghi diversi. Cecilia, ancora in vita, fa seppellire il marito e il cognato presso un luogo chiamato Pagus, a quattro miglia da Roma, mai stato precisamente identificato. Con amore cristiano si occupa anche della sepoltura di Massimo in un sarcofago diverso. Successivamente, papa Pasquale I fece traslare le reliquie dei tre martiri nella basilica dedicata a Santa Cecilia a Trastevere.