I santi Tiburzio, Valeriano e Massimo furono pagani convertiti e poi divenuti martiri per la fede. Tra loro c’è il marito di una grande santa.

La storia dei santi Tiburzio, Valeriano e Massimo, che si commemorano oggi 14 aprile, è strettamente legata a quella di un’altra grande santa, da sempre molto venerata, santa Cecilia. Valeriano, infatti era il marito di colei che è conosciuta come la patrona della musica.
È proprio dalla Passio di Santa Cecilia oltre che dal Martirologio Gerominiano che ci giungono informazioni su questi tre santi che morirono martiri per la fede in Cristo.
Anche il Martirologio Romano ovviamente ne parla e li menziona con queste parole: in riferimento al luogo della loro sepoltura, a Roma: “nel cimitero di Pretestato sulla via Appia, santi Tiburzio, Valeriano e Massimo, martiri“.
Santo di oggi 14 aprile: Santi Tiburzio, Valeriano e Massimo
Tutte e tre erano pagani che poi si sono convertiti una volta venuti a contatto con il cristianesimo. Valeriano e Tiburzio erano fratelli. Il primo era diventato lo sposo di santa Cecilia, in un matrimonio la cui consacrazione a Dio era stata immediata.
Valeriano, illuminato dalla fede della sua giovane moglie prima accetta la castità a cui lei si è votata, e poi si converte alla fede in Cristo. Quando santa Cecilia, appena dopo il matrimonio e subito dopo aver cantato inni al Signore e aver offerto la sua verginità, ha la visione di un angelo.
L’angelo portava in mano due corone: una era composta da gigli ed era per Valeriano, l’altra era di rose per lei. Sarà papa Urbano I a battezzare questo pagano che ora desidera abbracciare la fede cristiana. Tramite il suo esempio anche suo fratello Tiburzio si converte.
Dalla conversione al martirio
I tre la notte vanno a seppellire clandestinamente i cristiani uccisi dalla persecuzione in corso. È proprio in occasione di questa attività che vengono scoperti e arrestati. Avviene prima del martirio di Cecilia. I due fratelli, incarcerati e sottoposti a processo di fronte al prefetto Almachio, vengono condannati a morte, perché si rifiutano di abiurare e continuano a professare la loro fede.
Prima di fare anche lei la stessa fine, santa Cecilia va in carcere a trovarli e li esorta a resistere, infondendo loro il suo coraggio animato dal grande amore per il Signore. Proprio in carcere Valeriano e Tiburzio incontrano Massimo, che è il loro carceriere. Accade che l’uomo si converte e di conseguenza gli toccherà la stessa sorte di coloro che doveva custodire per ordine dei romani.
Più precisamente era il cornicularius, ovvero l’ufficiale in seconda del console. La conversione di Massimo arriva quando vede i due fratelli morire. In quell’istante il cielo si squarcia e scendono degli angeli a prendere le anime dei due martiri.
È quanto vede Massimo, che a quel punto trova la fede. Secondo un’altra fonte, però la conversione avvenne prima: giunto il momento di far eseguire la sentenza di morte, però, era già convertito e così anche lui qualche giorno dopo fu martirizzato.
La sepoltura e il culto
Per quanto riguarda la sepoltura di questi martiri, le fonti ci dicono che i due fratelli inizialmente erano stati seppelliti in luoghi diversi nonostante Cecilia li avesse fatti portare in un posto chiamato Pagus, che distava circa 4 miglia da Roma.
Si occupa anche della sepoltura di Massimo facendolo deporre in un altro sarcofago. Molto tempo dopo, sono papa Gregorio III e poi Adriano I a prendersi cura di restaurare i loro sepolcri.
Poi, sotto il pontificato di papa Pasquale I avviene la traslazione dei resti mortali di questi martiri che vengono portati nella basilica di santa Cecilia a Roma, precisamente nel quartiere di Trastevere.