I due fratelli Cirillo (monaco) e Metodio (vescovo) sono considerati gli Apostoli dei popoli slavi. Giovanni Paolo II li ha proclamati patroni dell’Europa orientale.
Con la loro coraggiosa opera missionaria evangelizzeranno i popoli slavi grazie anche a una geniale invenzione che prenderà il nome di uno dei due fratelli. Malgrado i temperamenti molto differenti uniranno i loro cuori per la causa del Vangelo.
I due fratelli Cirillo e Metodio nascono da un alto funzionario dell’Impero Orientale. All’inizio della loro avventura terrena i due fratelli sembrano avere un’ indole alquanto differente. Metodio pareva essere destinato a una carriera del tutto simile a quella del padre, ottimo funzionario e abile amministratore. Così finisce a governare una colonia slava in Macedonia. Tra le sue doti più pronunciate spicca la tenacità. «È inutile che vi ostiniate con me — si rivolge così un giorno a un suo oppositore — cozzerete contro il ferro». E ferrea si rivelerà anche la sua tenacissima volontà.
Di tutt’altra pasta pareva essere il fratello Cirillo, che spiccava invece per simpatia, bellezza, gradevolezza. Tutte doti che gli conquisteranno l’affetto e la benevolenza di tutti alla corte imperiale di Costantinopoli, dove sarà paggio. Finiti gli studi va a insegnare filosofia. Ha anche incarichi diplomatici presso gli Arabi.
Attorno all’860 i due fratelli si accorgono che, malgrado le differenze caratteriali, ad accomunarli c’è l’attrazione per la vita religiosa. Diventati sacerdoti, Cirillo e Metodio uniscono forze e temperamenti mettendoli al servizio di una concorde opera missionaria.
Verso la fine dell’862 il Principe di Moravia chiede al Vescovo di Costantinopoli di mandargli alcuni sacerdoti in grado di predicare e insegnare nella lingua nativa delle popolazioni slave. Infatti fino ad allora i missionari – che si esprimevano soltanto in greco o latino – non avevano riscosso grande successo. La scelta cade così su Cirillo e Metodio.
Prima di partire i due fratelli capiscono che una delle radici dell’insuccesso della missione è proprio la scarsa padronanza della lingua da parlare e scrivere tra le popolazione slave, ancora analfabete. Così specialmente Cirillo, che ha fatto studi letterari, cerca di inventarsi un alfabeto proprio per la lingua slava.
I due fratelli slavi si presentano così alla popolazione della Moravia tutt’altro che a mani vuote. Con sé portano infatti un regalo tanto inaspettato quanto utilissimo: l’alfabeto inventato da Cirillo e che perciò sarà detto cirillico.
Il successo sarà strepitoso e per la prima gli slavi impareranno – assieme alle verità della fede cristiana – anche una scrittura chiara grazie all’alfabeto inventato da quei missionari stranieri. Cirillo e Metodio traducono in slavo anche parte della Biibbia e tutta la liturgia cattolica, suscitando le proteste del clero tedesco che li denuncerà a Roma per la “novità” di aver introdotto una sorta di liturgia “nazionalistica” nella Chiesa cattolica dove tutti i riti venivano rigorosamente celebrati in lingua latina.
Chiamati a Roma, i due fratelli sono chiamati a rendere conto del loro operato e a difendersi dal sospetto di essere eretici e scismatici. Provvidenzialmente alla guida della Chiesa trovano un papa di larghe vedute e comprensivo come Adriano II, che non soltanto approva e loda il loro impegno e il loro operato ma gli chiede perfino di celebrare alla sua presenza i santi misteri in lingua slava.
A Roma muore però Cirillo, a soli 42 anni, consumato dalla fatica dell’opera missionaria: è il 14 febbraio dell’869. Metodio torna invece tra gli slavi dove si rivela, oltre che instancabile organizzatore, anche un tenace controversista, abile nel replicare alle obiezioni degli avversari del cristianesimo.
Viene eletto Vescovo di Sirmium, in Pannonia, e poi legato pontificio presso gli slavi della Moravia. Quando muore, a 75 anni, i funerali vengono celebrati in latino, greco e slavo. Tutti – latini, greci e slavi – lo acclamano santo, alla pari del fratello Cirillo, esaltando entrambi col nome di «Apostoli degli Slavi».
Giovanni Paolo II, papa slavo, ha dichiarato i due santi fratelli patroni dell’Europa orientale, affiancandoli a san Benedetto, patrono dell’Europa occidentale, per sottolineare l’unità e le comuni origini cristiane del vecchio continente.
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