Rampollo di una ricca famiglia, agli agi Romedio preferirà la vita da eremita e penitente sulle montagne trentine.
È particolarmente famoso per il famoso episodio dell’orso feroce che il santo, come ad anticipare San Francesco d’Assisi, seppe ammansire e che è diventato il suo simbolo stesso, il tratto più caratteristico del santuario dedicato a San Romedio nella verde Val di Non.
San Romedio è conosciuto per il santuario a lui dedicato, una sorta di castello issato in cima a una rupe nei pressi di Sanzeno, nel cuore della Val di Non, in Trentino. Romedio, vissuto attorno al IV secolo, è membro di una ricca e potente famiglia bavarese. Fin da giovane sente la chiamata alla vita eremitica e alla penitenza sulle montagne trentine.
Alla morte dei genitori eredita una cospicua fortuna fatta dei grandi possedimenti di suo padre: castelli, case, terreni. Un patrimonio che lui donerà interamente alla Chiesa e ai poveri per poi recarsi, assieme a un gruppo di amici, da Vigilio, il vescovo di Trento. A lui Romedio chiede la benedizione e l’approvazione del pellegrinaggio che ha intenzione di fare a Roma, sulla tomba del primo papa, San Pietro.
Il pellegrinaggio a Roma e il ritorno in Val di Non
Dopo aver ricevuto il permesso del vescovo, il gruppetto parte alla volta dell’Urbe. E, senza incappare in troppi intoppi raggiunge Roma malgrado i tempi insicuri per i viaggiatori. A Roma, Romedio e i suoi amici vengono ricevuti perfino dal papa.
Al ritorno da Roma, Romedio si ritira in eremitaggio in Val di Non all’interno di alcune grotte ancor oggi esistenti nei pressi del santuario. Seguono il suo esempio due amici, Abramo e Davide.
A San Romedio sono attribuiti diversi miracoli, come la guarigione della malattie, l’acqua fatta scaturire da una roccia, la predicazione capace di operare conversioni.
L’orso “addomesticato” dal santo
Ma il miracolo per il quale è più noto è quello, leggendario, legato all’orso che compare sempre al suo fianco nelle raffigurazioni che rappresentano il santo. Si racconta che un giorno Romedio avesse chiesto ai suoi discepoli di sellargli il cavalo in modo che potesse andare a visitare il vescovo di Trento, Vigilio. Ma il discepolo Davide torna da lui con una notizia incresciosa: un orso feroce ha assalito e sbranato il cavallo terrorizzando i due discepoli tornati indietro a riferirgli quanto successo.
Romedio non si scompone per niente, rimane calmo e chiede semplicemente di sellare l’orso al posto del cavallo. Così avviene, con l’orso che si lascia docilmente imbrigliare e mettere la sella. Dopodiché Romedio, con grande meraviglia di tutti, sale in groppa all’orso e si fa portare a destinazione, fino a Trento. Un episodio ricordato dalla statua lignea a fianco di un arco trionfale all’entrata del santuario.
Il santuario di San Romedio
Altra particolarità del santuario di San Romedio, custodito dai frati francescani, è la presenza, nel recinto adiacente, di orsi in carne e ossa che periodicamente vengono custoditi in cattività.
Famoso è il pellegrinaggio compiuto il 7 luglio 1809 dal capo dell’insorgenza antibavarese Andreas Hofer, l’oste della Val Passiria, eroe cristiano dalla profonda fede cattolica, che giunse al santuario per chiedere la protezione di San Romedio prima della sollevazione popolare contro gli invasori. Un avvenimento ricordato da una targa posta all’ingresso del santuario.