Chiamato Sant’Isidoro l’agricoltore, è un laico spagnolo che insieme alla moglie ha insegnato come santificare la vita anche attraverso il lavoro nei campi.
Invocato come il patrono dei contadini e per i buoni raccolti, Sant’Isidoro nacque a Madrid da una famiglia di agricoltori intorno al 1082. Il Martirologio Romano lo ricorda insieme alla moglie, la beata Maria de la Cabeza sottolineando che “attese con impegno alle fatiche dei campi, cogliendo con pazienza la ricompensa celeste più ancora dei frutti terreni, e fu vero modello di contadino cristiano“.
Analfabeta, non sapeva né leggere né scrivere, ma aveva molta dimestichezza con le cose di Dio. Svolgeva il suo lavoro nei campi, ma non sottraeva mai tempo alla preghiera e alla contemplazione. Il Signore aveva un posto predominante nella sua vita e ogni cosa, compreso il lavoro, fonte di sostentamento, veniva dopo. La sua vita è esplicava in un continuo esercizio di carità e preghiera tanto da porlo facilmente a modello di vita laica cristiana. Uomo sposato, viveva la sua vocazione matrimoniale e la fatica del lavoro di agricoltore alla luce della fede.
L’aiuto degli angeli nelle faccende di lavoro
Fin da giovane, proveniente da una famiglia molto povera, Isidoro si trovò a lavorare come contadino nella terra del ricco possidente Giovanni de Vargas. Poi Isidoro si sposò con Maria Turibia, la cui memoria liturgica è il 9 settembre, dalla quale ebbe un figlio morto in tenera età.
Intorno alla figura di Sant’Isidoro circolano molti racconti di eventi prodigiosi, che lo hanno portato a diventare più conosciuto e venerato della moglie, anche lei donna di grande fede, tanto da esser stata beatificata. Si narra che durante il lavoro nei campi spesso Isidoro si assentava per ritagliarsi momenti di preghiera e di lode e adorazione a Dio.
Per questo subiva le maldicenze dei colleghi, che lo accusavano di assenteismo. Le leggende narrano di lavori lasciati incompiuti terminati dagli angeli al suo posto, quando lui sceglieva di non sottrarre troppo tempo a quelli che spetta a Dio e a coltivare il rapporto con Lui. L’invidia degli altri era scaturita anche dal vedere le tante opere di carità in cui generosamente Isidoro si prodigava.
Ogni mattina, prima di cominciare la sua giornata lavorativa non mancava di partecipare alla messa. Associava lavoro e orazione, non disgiungeva le due cose: la vita di fede non può che rispecchiarsi nelle attività pratiche e concrete come il lavoro. La sua cura e l’attenzione che rivolgeva agli altri non erano rivolte solo alle persone, ma anche agli animali, creature di Dio.
Il miracolo della moltiplicazione del grano
A Sant’isidoro è attribuito un evento prodigioso tra i tanti tramandati oralmente e poi raccolti nel Codice di Sant’Isidoro che fu composto intorno al 1275. Si dice che nel corso dell’inverno Isidoro si prodigasse anche per i passerotti nei periodi di freddo rimanevano senza cibo.
Mentre si recava al mulino spargeva per terra manciate di grano proprio per loro. Quando arrivava a destinazione il grano che aveva con sé doveva essere notevolmente diminuito, ma invece capitava che si ritrovasse con il sacco ancora pieno, riempito prodigiosamente dal Cielo.
Quando morì, il 15 maggio 1130, fu seppellito in modo molto semplice, come si usava per un contadino qual era, nel cimitero di Sant’Andrea a Madrid. Sulla sua tomba avvennero molti miracoli e successivamente nel 1170 il suo corpo fu traslato nella chiesa in un posto d’onore. La sua fama di santità proseguì molto oltre la sua morte e il re Filippo II quando era gravemente malato si fece portare una sua reliquia. Ottenuta la grazia richiesta si adoperò per avviare il processo di canonizzazione.
Fu proclamato santo nel 1622 da papa Gregorio XV nello stesso giorno insieme a quattro grandi santi di grande spessore nella storia della Chiesa: San Francesco Saverio, Sant’Ignazio di Loyola, Santa Teresa d’Avila e San Filippo Neri.