Il suo motto era «Maria sempre in tutto». Dopo aver prestato servizio nel geno militare si farà frate carmelitano rivelandosi un confessore straordinario.
Il papa che lo farà santo scoprirà l’universo carmelitano proprio grazie a lui.
Raffaele di San Giuseppe, al secolo Josef Kalinowski, nasce a Vilnius, in Lituania, nel 1835. Figlio di un professore di matematica, in giovane età trascura la pratica religiosa e finisce per abbandonare la fede. Studia e si laurea in ingegneria a Pietroburgo perché in Lituania e Polonia i dominatori russi hanno cancellato gli universitari.
Così a 25 anni diventa ingegnere militare, a 28 è capitano dello Stato Maggiore diventando ufficiale dello zar. Lavora alla grande ferrovia Kursk-Kiev-Odessa e successivamente presso la fortezza di Brest-Litowsk.
In questo periodo ritrova la fede grazie all’esempio e alla testimonianza di un disegnatore, suo compatriota e aiutante nella ferrovia, che lo fa tornare sui propri passi.
La prigionia in Siberia
Nel 1863 partecipa alla rivolta polacco-lituana contro l’impero zarista. La sperequazione di forze è troppo alta: Josef lo sa, ma non se la sente di abbandonare i suoi connazionali. Si congeda così dal genio russo per unirsi agli insorti. Come aveva previsto, la ribellione fallisce e lui viene arrestato nel 1864. Inizialmente lo condannano a morte, poi la pena viene commutata in dieci anni di lavori forzati in Siberia.
Durante questo tremendo periodo passato tra carcere e miniera, tra fame e il gelo che supera facilmente i quaranta gradi sotto zero, Josef porta sempre con sé il Vangelo, l’Imitazione di Cristo e un crocifisso. «Possono togliermi tutto – scrive ai suoi genitori – ma non la preghiera».
L’entrata nel Carmelo
Lui sopporta ogni privazione senza mai lamentarsi. Per il resto prega, soccorre i malati, insegna ai più giovani. E soprattutto non si stanca di predicare a tutti la speranza. Nel 1874 viene finalmente rilasciato e così tre anni più tardi si fa frate carmelitano. Ha 42 anni e assume il nome di Raffaele di San Giuseppe.
L’ex ingegnere del genio militare si rivela un confessore eccezionale: passa ore e ore nel confessionale, riconciliando gli uomini a Dio. È letteralmente innamorato della Vergine Maria. Tanto che il suo motto diventa «Maria sempre in tutto!».
Il legame particolare con Giovanni Paolo II
Oltre che confessore, è anche fondatore di numerosi conventi carmelitani. L’ultimo che fonderà sarà quello di Wadowice, dove si spegnerà nel 1907.
Tredici anni più tardi, qui nascerà un certo Karol Wojtyla, che proprio grazie all’eredità lasciata da frate Raffaele di San Giuseppe farà conoscenza del mondo carmelitano, al quale sarà sempre intimamente legato. E una volta diventato papa, sarà lui a proclamarlo santo nel 1991.