Teresa d’Avila fu la «pasionaria» della mistica: una potenza capace di attirare le anime nel vortice della sua passione mistica e ascetica.
Monaca tiepida fino ai quarant’anni, una straordinaria esperienza interiore la trasforma in una mistica infuocata e dalla volontà indomita, tra le più grandi della storia.
Santa Teresa d’Avila, riformatrice del Carmelo, fondatrice dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, è detta Teresa «la grande». Un appellativo che si riferisce alla sua poderosa
attività riformatrice. Ma usato anche per distinguerla da un’altra Teresa, la piccola santa di Lisieux. Altrettanto grande, ma con accenti e con sfumature differenti, che invece ha raggiunto le vette della santità percorrendo la «piccola via» della quotidianità.
Per dare un’idea, Teresa d’Avila era una donna che poteva dire, al culmine della sua poderosa attività: «Non mi ricordo d’essermi mai lagnata. In questo senso, io non sono affatto donna. Ho il cuore duro». Ma il cuore di Teresa non duro: è grande. Sono la magnanimità e l’umiltà le due note che plasmano il temperamento di questa gigantesca mistica che avvertiva accanto a sé la vicinanza di Dio e nel contempo, da grande asceta qual era, la presenza del demonio.
Monaca tiepida fino a quarant’anni, poi…
Teresa nasce ad Avila nel 1515. Ese dalla nobile famiglia dei de Cepeda y de Ahumada, in un tempo in cui la Spagna domina il mondo. Il fratello del suo padrino è il primo viceré del Perù.
Entra giovanissima nel Carmelo. Fino a quarant’anni conduce una vita religiosa senza particolari slanci, che potremmo anche definire mediocre, priva di ardore di santità. Ma nel 1555 una straordinaria esperienza interiore cancella del tutto la carmelitana interiore. Come trasfigurata dal fioco divino, comincia a girare da un monastero all’altro della Spagna per rianimare l’intiepidita vita conventuale delle monache carmelitane.
Una potenza mistica irresistibile
Oggi diremmo che mette il turbo. Fatto sta che Teresa non sembra temere alcun tipo di avversità, persecuzioni o condanne da parte dei «Carmelitani Calzati» che le oppongono una una durissima resistenza, tentando perfino di farla condannare dalle autorità ecclesiastiche. Ma lei, debole di salute quanto dotata di indomita volontà, non si lascia per nulla intimorire. «Teresa senza la grazia di Dio, – dice, – è una povera donna. Con la grazia di Dio, una forza. Con la grazia di Dio e molti denari, una potenza».
E Teresa una potenza lo diventa davvero. Con l’aiuto di un frate carmelitano, animato dalla sua stessa ardente passione riformatrice, Giovanni della Croce, riesce a far penetrare lo spirito della riforma anche nei conventi dei suoi «avversari», arrivando a conquistarne tantissimi. E non trascura nulla, neanche la parte economica delle sue fondazioni.
Dio ama le anime coraggiose e umili
Una volta ha detto: «Nostro Signore chiede e ama anime coraggiose, per quanto umili. Nella vita spirituale occorre intraprendere grandi cose». Dal canto suo, Teresa realizza «grandi cose» con la riforma del Carmelo. Fonda anzi nuovi conventi, maschili e femminili, dove la parola ascetismo avesse un reale significato.
Comincia a viaggiare, lei che amava la vira comoda e agiata. Sopporta ogni genere di fatiche, malgrado una salute zoppicante e i continui disturbi. Un giorno un dolore atroce alla gamba la costringe a rallentare la sua attività. Un contrattempo non solo doloroso per di più giunto proprio quando l’ostilità verso di lei si è intensificata. E allora, risoluta come sempre, si rivolge a Dio con una schiettezza tutta femminile «Signore, dopo tante noie, ci voleva anche questo guaio! ». Dio le risponde: «Teresa, io tratto così i miei amici». E lei: «Ah, Dio mio, ora capisco perché ne avete così pochi!».
Guida e maestra di mistici, ma non solo
Guida materna di tutti i Carmelitani Scalzi, è la prima a farsi guidare da Dio attraverso visioni e colloqui intimi. Maestra di mistici come l’altro gigante carmelitano – e poeta – San Giovanni della Croce, è anche direttrice ci coscienze. Scrive al re Filippo II e alle più illustre personalità del mondo politico e ecclesiale.
A scuotere tante anime dal torpore e trascinarle nel vortice dolce intenso della passione mistica e ascetica sono soprattutto i suoi libri (Il cammino della perfezione, Pensieri sull’amore di Dio, Il castello interiore). Qui Teresa riversa il suo cammino interiore e la sua fortissima spiritualità cristocentrica.
Muore nel 1582 a sessantasette anni. Definita «onore della Spagna e della chiesa», viene canonizzata nel 1622. Papa Paolo VI nel 1970 l’ha proclamata «dottore della chiesa».
Preghiera a Santa Teresa d’Avila
O serafica Vergine Teresa, sposa diletta del Crocifisso, Voi che in terra tanto avete amato il vostro e mio Dio, ed ora in cielo lo amate con amore più puro e più grande: Voi che avete sempre desiderato di vederlo amato da tutti gli uomini, impetrate, vi prego anche per me la scintilla di questo santo amore, che mi faccia dimenticare del mondo, delle creature, di me stesso e faccia che tutte le mie opere siano sempre impiegate in eseguire, fra le delizie o fra le pene, la volontà di quel sommo Bene, che merita essere infinitamente ubbidito ed amato.
Deh! ottenetemi queste grazie Voi che tanto potete presso Dio per venire partecipe di Lui con Voi nell’eternità del Paradiso. Così sia. Gloria Patri.