«Ricordati che il Rosario alla Madonna ottiene tutte le grazie», diceva don Clemente Marchisio alle sue suore.
Adoratore indefesso del Santissimo Sacramento, si affidava in tutto e per tutto alla Madonna con la preghiera del Rosario. Il suo sarà un apostolato davvero immane, ecco qual era il segreto del sacerdote beatificato da papa Giovanni Paolo II.
Clemente Marchisio nasce a Racconigi, poco distante da Torino, il 1° marzo 1833, primogenito dei cinque figli di un calzolaio. Vicino a casa c’è la chiesa dei Domenicano, dove il piccolo Clemente va tutte le mattine a servire la santa Messa.
Dai Domenicani impara ad amare la Vergine Maria e a pregare il Rosario. Comincia anche a sentire la vocazione al sacerdozio. Il 20 settembre 1856 diventa sacerdote e nel 1860 viene mandato come parroco a Rivalba Torinese, piccolo centro di campagna dove rimarrà per quarantatré anni.
Le “armi pacifiche” di don Clemente
Trova subito della grandi difficoltà. Ma non si scoraggia e mette in campo le sue “contromisure” pacifiche: le armi della preghiera, del Rosario, della celebrazione della santa Messa, l’assidua predicazione.
A Rivalba crea un laboratorio tessile aperto alle ragazze del posto, per evitare che trasmigrassero in città a fare le donne di servizio, con grandi pericoli per loro. Mette le mani delle Suore Vincenziane dell’Immacolata Concezione (dette “Albertine”) la direzione del laboratorio.
Quando le Suore Albertine devono trasferirsi, don Clemente chiama quattro giovani operaie del laboratorio che avevano espresso la volontà di consacrarsi al Signore e le incarica di provvedere a quest’opera. Il nuovo istituto comincia così’ a muovere i suoi primi passi.
La “svolta” eucaristica
Più tardi don Clemente avrà un ‘ispirazione originale: quella di volgere le suore ad attendere solo a quel che riguardava il culto dell’Eucarestia e la celebrazione della santa Messa. Al primo posto la preparazione delle ostie e del vino, le candele di cera vergine, i paramenti sacerdotali.
Vedono così la luce, grazie al cuore infuocato d’amore per Gesù Eucarestia da parte del sacerdote, le Figlie di San Giuseppe. Saranno le “suore delle ostie”, dedite a un’opera specifica: la preparazione, nei loro laboratori, le ostie di vero frumento e il vino di vera uva per celebrare la santa Messa.
L’amore per l’Eucarestia e il Rosario
Don Clemente Marchisio si incaricherà di un apostolato immane, alimentato da un amore smisurato per Gesù eucaristico e dal costante affidamento a Maria attraverso il Rosario. Alle sue suore diceva di continuo: «Avanti, fede, umiltà, obbedienza, e mai tristezza alcuna. Mai scoraggiamento. Ricordati che il Rosario alla Madonna ottiene tutte le grazie».
Un suo appuntamento quotidiano è l’adorazione del Santissimo, davanti al quale passa delle ore. Non manca mai di invitare tutti ad andare alla santa Messa, a comunicarsi e a confessarsi con regolarità.
La sua ultima predica la terrà l’8 dicembre 1903, festa dell’Immacolata Concezione. Il 15 dicembre celebra l’ultima Messa e il giorno dopo don Clemente Marchisio nasce al cielo. Papa Giovanni Paolo II lo beatificherà il 30 settembre 1984.