Marito e padre, Giuseppe Antonio Tovini vive appieno la sua vocazione di laico impegnato a testimoniare la fede nel mondo.
Avvocato, impegnato in campo politico, sociale e religioso. Era sua convinzione che «i nostri figli senza la fede non saranno mai ricchi, con la fede non saranno mai poveri».
Giuseppe Antonio Tovini nasce il 14 marzo 1841 a Cividate Camuno, in Valle Camonica (Brescia). È il primo di sette fratelli. A scuola si rivela un alunno esemplare: sempre obbediente, religioso, intelligente e virtuoso. Dopo la laurea in giurisprudenza viene assunto da un avvocato e da un notaio. Diventa anche vicedirettore e professore al collegio municipale di Lovere, dove è il solo a pregare prima e dopo le lezioni e a fare la comunione ogni domenica.
Nel 1875 sposa Emilia Corbolani: dalla loro unione nasceranno dieci figli, due figlie diventeranno suore, uno di figli sarà gesuita. Malgrado gli impegni richiesti da una famiglia tanto numerosa, Giuseppe si rivela un padre premuroso e affettuoso, sempre preoccupato di formare cristianamente i suoi figli.
Laico impegnato nella politica e nella società
Al tempo stesso è attivo in campo politico e amministrativo: è uno dei più importanti dirigenti locali e nazionali dell’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici. Sono numero le iniziative sociali da lui sostenute, come le casse di risparmio comunali. Contribuisce alla fondazione del Banco Ambrosiano a Milano e collabora anche alla nascita dell’Unione degli studenti cattolici bresciani Leone XIII, da cui nascerà la FUCI. Fonda la rivista “Scuola italiana moderna” e il “Bollettino delle Terziarie Francescane”. Lancia anche l’idea di un’università cattolica. Promuove la creazione di associazioni operaie cattoliche.
Da dove traeva la forza per portare avanti tutti questi impegni in maniera sempre onesta e coerente? Dalla comunione vitale con Dio, alimentata da una intensa vita di preghiera, sacramentale e dalla devozione alla Santa Vergine. Nel 1881 si fa terziario francescano. Diventa anche sindaco della sua città per diversi anni e consigliere comunale a Brescia.
Morirà ad appena cinquantacinque anni, stroncato da una malattia polmonare, il 16 gennaio 1897.
Un laico dallo sguardo profetico
Nell’Angelus del 20 settembre 1998, giorno della sua beatificazione, papa Giovanni Paolo II lo ricorderà così: «Fervente, leale, attivo nella vita sociale e politica, Giuseppe Tovini proclamò con la sua vita il messaggio cristiano, fedele sempre alle indicazioni del Magistero della Chiesa. Sua costante preoccupazione fu la difesa della fede, convinto che — come ebbe ad affermare in un congresso — “i nostri figli senza la fede non saranno mai ricchi, con la fede non saranno mai poveri“. Visse in un momento delicato della storia italiana e della stessa Chiesa ed ebbe chiaro che non era possibile rispondere in pieno alla chiamata di Dio senza una dedizione generosa e disinteressata alle problematiche sociali.
Ebbe uno sguardo profetico, rispondendo con audacia apostolica alle esigenze dei tempi che, alla luce delle nuove forme di discriminazione, richiedevano dai credenti una più incisiva opera di animazione delle realtà temporali».