Pontefice del IV secolo, san Marcello si dimostrò un buon pastore e fu osteggiato duramente dagli apostati che lo condussero all’esilio.
San Marcello, la cui memoria liturgica ricorre oggi 16 gennaio, è il 30° papa della Chiesa. Le informazioni su di lui sono incerte e lacunose e spesso la sua figura è stata oggetto di confusione. Il Martirologio Romano e quello Geronimiano, il Catalogo Liberiano e il Liber pontificalis, i principali documenti per risalire alla sua storia hanno contenuto elementi discordanti.
Le notizie più accreditate sono quelle da parte di papa san Damaso che attesta la deposizione del corpo di san Marcello, dopo la sua morte, nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria Nuova a Roma.
Pare sia nato il 6 gennaio 255 nella capitale e sia diventato pontefice il 27 maggio 308 per svolgere il ministero petrino solo fino all’anno successivo, quando il 16 gennaio 309 morì. Fu quindi un pontificato estremamente breve.
Era il tempo in cui c’era stata la feroce persecuzione ai cristiani dell’imperatore Diocleziano e all’interno della Chiesa si era verificata una spaccatura. I cristiani che non avevano mantenuta salda la fede e avevano ceduto all’abiura offrendo sacrifici agli idoli pagani erano perciò diventati apostati. Venivano chiamati “lapsi”.
Al termine della persecuzione, quando i cristiani andarono incontro ad un periodo di maggior tranquillità si venne però a creare la disputa sul comportamento da tenere nei confronti dei lapsi e soprattutto se riammetterli o no all’interno della Chiesa.
Si formarono due orientamenti, uno più aperturista che si orientava verso un’accoglienza ed uno più rigorista che tendeva a volerli escludere. Inoltre, non c’erano soltanto i lapsi, ma anche i cosiddetti relapsi, coloro che avevano rinnegato la fede una seconda volta.
San Marcello si pose su una posizione rigorista e ferma che condannava il lassismo dell’accettazione dell’abiura e poneva come guida l’esempio dei martiri.
Sn Marcello non respingeva i lapsi e i relapsi completamente: voleva solo che espiassero la loro colpa con una giusta penitenza al fine di purificarsi. Dopo un vero e pieno pentimento avrebbero potuto essere riammessi.
Gli apostati non tollerarono la fermezza di papa Marcello e fecero in modo che l’imperatore Massenzio lo condannasse all’esilio. Fu proprio in questo periodo che morì.
Il Martirologio Romano lo ricorda in riferimento a questo evento della sua vita, quello che viene ricordato maggiormente, forse il più caratterizzante, certamente della fede salda e retta che lo contraddistingueva.
Lo commemora infatti come “vero pastore, fieramente osteggiato dagli apostati che rifiutavano la penitenza da lui stabilita e disonorevolmente denunciato presso il tiranno, morì esule scacciato dalla patria”.
A far riferimento all’esilio è anche il LIber Pontificalis, mentre il Martirologio Romano aggiunge anche il dettaglio secondo cui san Marcello, perseguitato, fu costretto a fare lo stalliere nelle scuderie della posta imperiale.
San Damaso fece porre questa epigrafe sulla sua tomba che riassume la sua vita e il suo brevissimo pontificato : “Pastore vero, perché manifestò ai lapsi l’obbligo che avevano di espiare il loro delitto con le lacrime della penitenza, fu considerato da quei miserabili come un terribile nemico. Di qui il furore, l’odio, la discordia, la sedizione, la morte. A causa del delitto di uno che anche durante la pace rinnegò Cristo, Marcello fu deportato, vittima della crudeltà di un tiranno“.
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