Giovanni Cacciafronte de Sordi, vescovo e martire, vive all’epoca del conflitto tra l’imperatore Federico Barbarossa e il papato.
Riesce a mantenere Cremona obbediente al Papa e paga con l’esilio la sua fedeltà alla Chiesa. Il martirio per mano di un sicario non gli impedirà di perdonare la mano assassina.
Giovanni nasce a Cremona nell’anno 1125 da Evangelista e Beata dei Persici, entrambi appartenenti a due importanti famiglie della città cremonese. Rimane orfano di padre ancora da bambino. La madre si risposa con Adamo Cacciafronte che prende il piccolo Giovanni come figlio proprio, dandogli il suo nome. Dunque Giovanni al cognome di Sordi aggiunge anche quello di Cacciafronte.
Sono scarne le notizie su di lui. Si sa però che fin dalla giovinezza amava studiare, ubbidiva ai genitori, era pio e casto: un autentico modello per la gioventù dell’epoca. Ad appena sedici anni diventa monaco benedettino e entra nell’abbazia di San Lorenzo a Cremona. Qui si fa notare per le sue grandi qualità ma soprattutto per le sue virtù.
Sarà quindi nominato priore del piccolo monastero di San Vittore e successivamente abate della grande abbazia di Cremona.
Fedele alla Chiesa e al Papa
Nella Chiesa scoppia lo scisma a causa dell’elezione dell’antipapa Vittore IV, che poteva contare sul sostegno di Federico Barbarossa contro il legittimo papa, ovvero Alessandro III. L’abate Giovanni non ha dubbi sulla parte da scegliere. Tra imperatore e papa, tra impero e Chiesa sceglie la fedeltà al Successore di Pietro. Pagherà la sua fedeltà con l‘esilio.
Successivamente il Papa lo incaricherà di governare la diocesi di Mantova al posto del vescovo Graziodoro, cacciato dalla sua sede episcopale perché aveva parteggiato per lo scisma.
Successivamente il vescovo Graziodoro si pentirà e riconcilierà con la Chiesa. Sarà dunque rimesso nella sua sede di Mantova. Giovanni invece verrà spedito a fare il vescovo a Vicenza, dove la sede era rimasta vacante.
Il martirio di un vescovo
Qui troverà la morte, il 16 marzo 1881. Il vescovo Giovanni Cacciafronte de Sordi morirà da martire. A ucciderlo sarà un certo Pietro, un feudatario che voleva vendicarsi di lui. Il vescovo lo aveva privato dei beni per via delle sue numerose violazioni dei diritti della Chiesa.
Il suo assassino lo ucciderà vigliaccamente mentre il vescovo di Vicenza stava osservando, come faceva ogni giorno, i lavori di una fabbrica ad uso delle scuola teologiche, davanti alla porta laterale del duomo. In quel momento si vede trafiggere proditoriamente al petto dal sicario. Muore così, da martire, a 56 anni. Non prima di aver dato prova, una volta ancora, della sua santità e del suo eroismo, perdonando i suoi nemici prima di morire.