Sposa, madre di famiglia, cooperatrice salesiana, Teresa Cejudo Redondo viene trucidata durante la Guerra civile spagnola dalla ferocia dei militanti comunisti.
Strappata dalla figlioletta, muore perdonando i suoi uccisori dopo aver incoraggiato fino all’ultimo gli altri suppliziati.
Teresa Cejudo Redondo nasce a Pozoblanco, in provincia di Cordoba (Spagna) il 15 ottobre del 1890, in una famiglia di profonda fede cattolica. Frequenta il collegio delle Religiose Concezioniste della città. Perde la madre in gioventù ed è costretta ad lasciare il collegio per curarsi dei fratelli più piccoli. Nel 1925 si sposa con l’architetto Giovanni Battista Caballero e dalla loro unione nasce una bambina.
Fin da giovane prende parte dell’Azione Cattolica, alle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli e a Confraternite religiose. Quando i Salesiani giungono a Pozoblanco diventa con entusiasmo Cooperatrice, poi segretaria del gruppo locale dell’Associazione di Maria Ausiliatrice.
La futura Beata si segnala per il suo attivismo nella vita del suo Paese e per la militanza cattolica. Un fatto che la rende un bersaglio dei rivoluzionari di fede comunista.
Quando nel 1936 scoppia la Guerra civile spagnola la persecuzione anticattolica si fa aperta e feroce – ma già tra 1931 e 1935 erano cominciati gli attacchi a chiese e conventi con l’uccisione di oltre un centinaio di religiosi – e la furia dei comunisti non risparmia nessuno.
La persecuzione anticattolica più feroce dai tempi dei Romani
Per tre anni, tra il 1936 e il 1939, infurierà quella che lo storico Mario Iannaccone ha definito la «guerra fratricida più crudele mai avvenuta in Spagna», con un bilancio totale di circa 300 mila morti. La Chiesa va incontro a una persecuzione feroce, la più vasta e capillare dai tempi dell’impero romano. Le milizie anarchiche, socialiste e radical-socialiste si dedicano al massacro sistematico di persone – sacerdoti, religiosi e religiosi – per un motivo o per l’altro legate alla Chiesa. Anche la semplice militanza in un sindacato cattolico basta per essere trucidati. In pochi mesi la mattanza coinvolge, tra sacerdoti e laici, circa 11 mila persone.
Tra le vittime c’è anche Teresa Cejudo Redondo. La situazione precipita quando Pozoblanco cade in mano al regime repubblicano e Teresa viene arrestata. È una scena straziante quella che la vede costretta a lasciare la sua famiglia, con la bambina non vuole staccarsi da lei.
Il perdono ai carnefici
La rinchiudono in carcere e anche lì cerca di incoraggiare gli altri detenuti. Alcuni la sentono pronunciare questa giaculatoria: «Gesù sull’altare, Gesù sulla croce, Gesù nell’anima, mille volte Gesù!». E quando esce dal carcere per andare ad affrontare il supplizio, rivolgendosi alle compagne di prigionia dice loro: «Arrivederci in cielo!». L’appuntamento col destino è fissato al 15 settembre 1936. Condanna a morte per fucilazione. Il luogo designato per l’esecuzione è il cimitero.
Teresa vuole morire per ultima. Ma non per vigliaccheria, bensì per il desiderio di animare tutti i suoi sedici compagni, scaldando i loro cuori con la speranza della vita eterna. Dopo aver incoraggiato fino all’ultimo i suoi fratelli, muore perdonando evangelicamente i suoi carnefici e inneggiando a Cristo Re.
Papa Benedetto XVI la beatifica a Roma il 28 ottobre 2007 insieme ad altri 497 martiri spagnoli.
Preghiera per la canonizzazione della Beata Teresa Cejudo Redondo
O Signore, Padre nostro, accogli le nostre preghiere
nel ricordo della Beata Teresa Cejudo Redondo,
e come un giorno accettasti il suo glorioso martirio
quando morì gridando: “Viva Cristo Re!,
fa che siamo fedeli alla nostra vocazione cristiana.
Per Cristo nostro Signore. Amen!