Dotto nobile e fine teologo, San Roberto Bellarmino fu un cardinale gesuita che si adoperò molto per la dottrina della Chiesa.
Proclamato Dottore della Chiesa, la figura di San Roberto Bellarmino spicca nell’Italia del XVI secolo per un grande e importante apporto teologico.
Proveniente da una nobile famiglia, sua mamma era la sorella di Papa Marcello I, nasce a Montepulciano il 4 ottobre 1562.
Fin da bambino manifesta un’attitudine alle cose religiose e appena diciottenne decide di entrare come novizio nel complesso gesuita di Sant’Andrea al Quirinale a Roma.
Studia filosofia e teologia tra Padova e Lovanio e inizia a predicare in lingua latina agli universitari. Confutava le teorie eretiche che circolavano all’epoca, come quella di Michele Baio con la Summa theologiae di San Tommaso d’Aquino in mano.
Nel Collegio Romano diventa il primo maestro nella cattedra di Controversie. Inizia la sua produzione scritta con le Disputationes de Controversiis Christianae Fidei, un’opera che si dimostra subito di grande successo.
Difende la dottrina cattolica usando un procedimento che si basa sulla Sacra Scrittura, sui testi dei Padri della Chiesa e sulla storia con una grande perizia esegetica.
Svolge molti ruoli di prestigio, prima rettore del Collegio Romano, poi superiore della provincia gesuitica di Napoli, successivamente consultore per il Sant’Uffizio.
Il contrasto alle eresie e la costituzione di un catechismo
Per il suo ruolo all’interno del Sant’Uffizio San Roberto Bellarmino viene coinvolto nel processo a Giordano Bruno.
Animato da spirito di carità cerca in tutti i modi di salvare l’uomo, condannato per le sue teorie filosofiche e teologiche eretiche, e lo esorta ad rinnegare tali tesi.
Ha svolto un ruolo anche nel processo a Galileo Galilei, partecipando alla prima inchiesta contro di lui nel 1616. Dimostra una spiccata apertura verso il mondo scientifico senza però assolutizzare le teorie, volendole piuttosto tenere a livello di ipotesi.
Ha contribuito all’approvazione dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria fondato da San Francesco di Sales e in quel periodo si occupa anche della stesura di un catechismo.
Era suddiviso in due parti, chiamate “piccolo Catechismo” e “grande Catechismo” e rappresentò un testo di grande importanza e ispirazione in particolare per l’educazione religiosa dei giovani anche nei secoli successivi.
Legato a San Luigi Gonzaga, anch’egli gesuita, morto in giovane età per aver aiutato un appestato, Roberto Bellarmino lo aiutò e gli stette vicino fino all’ultimo momento e si impegnò per il suo processo di beatificazione.
Vive gran parte della sua vita a Roma e muore il 17 settembre 1621. Anche se il processo di canonizzazione fu aperto subito e pochi anni dopo fu proclamato Venerabile è solo alcuni secoli più in avanti che viene beatificato e canonizzato.
Diventa Beato nel 1920 e Santo nel 1930. Solo un anno dopo riceve il titolo di Dottore della Chiesa.
Il Martirologio Romano lo ricorda come colui che “seppe brillantemente disputare nelle controversie teologiche del suo tempo con perizia e acume“. Ricorda anche che una volta diventato cardinale “ si adoperò molto in difesa della Sede Apostolica e della dottrina della fede“.