Oggi 18 aprile è San Galdino: il vescovo omaggiato da Manzoni nel suo celebre romanzo

Nella Lombardia del XII secolo, san Galdino fu arcivescovo e ricostruì la città devastata dalle guerre di potere. Alessandro Manzoni gli rese omaggio ne “I Promessi Sposi”.

San Galdino
San Galdino – lalucedimaria.it

Il Martirologio Romano ricorda la figura di san Galdino, che si commemora oggi 18 aprile, con queste parole: “A Milano, san Galdino, vescovo, che si adoperò per la ricostruzione della città distrutta dalle guerre per il potere e, al termine di un discorso contro gli eretici, rese lo spirito a Dio“.

Era nato nella città lombarda intorno al 1096 da una famiglia della piccola nobiltà. Crescendo fu avviato alla vita ecclesiastica. Nel 1160 era arcidiacono della cattedrale. Era l’epoca in cui Federico Barbarossa, imperatore di Germania aveva saccheggiato la città di Milano e in varie città d’Italia si costituivano i comuni.

Inoltre, all’interno della Chiesa c’erano conflitti per lotte di potere e il contrasto principale era tra papa Alessandro III e l’antipapa Vittore IV che sosteneva l’Imperatore.

Santo di oggi 18 aprile: San Galdino

In questo contesto, dopo che nel 1162 Milano fu distrutta dall’imperatore, san Galdino e l’arcivescovo Oberto si schierarono dalla parte del papa Alessandro III.

Quando solo 3 anni dopo, nel 1165, Galdino fu creato cardinale continuò a mantenersi fedele al papa. Poi, succedette al vescovo Oberto alla guida della città. Per scampare agli attacchi degli avversari dovette travestirsi da pellegrino per poter entrare in città senza rischiare la vita.

Si dedicò a ricostruire una città devastata. I poveri erano tantissimi e c’era bisogno di andare in loro aiuto. Fece pressione sugli amministratori affinchè operassero per contrastare fattivamente la povertà dilagante. Diceva loro: “Voi siete qui solo per servire i poveri”.

Si occupò anche di far ricostruire la cattedrale con il sostegno di alcune nobildonne che donarono oltre al loro denaro anche i loro gioielli preziosi a tal fine. Viene ricordato come colui che “Strappa il patrimonio della Chiesa dalle fauci dei rapinatori“.

La lotta alle eresie

Per quanto riguarda la cura della Chiesa san Galdino diede molta importanza alla bellezza della liturgia. Voleva che ci fosse la massima attenzione in tutti i dettagli, così come nel canto. Tra i compiti più ardui a cui dovette far fronte c’era anche il dilagare di movimenti ereticali.

La lotta alle eresie costituì una battaglia che portò avanti strenuamente. La combatteva con la predicazione e lo fece fino alla fine della sua vita. Si ricorda, infatti, che la morte per lui arrivò poco dopo che aveva terminato di pronunciare un sermone.

Si trovava sul pulpito della chiesa di Santa Tecla ed era il 18 aprile 1176, quindi morì in tarda età. La fama di santità che lo circondava era forte tanto che fu canonizzato poco tempo dopo la morte da papa Alessandro III, lo stesso a cui lui era rimasto sempre fedele.

Il culto e il ricordo di Alessandro Manzoni

Le spoglie mortali di san Galdino si trovano custodite nel Duomo di Milano, nell’altare della Madonna dell’Albero del Transetto sinistro. La sua figura rimase impressa nel cuore dei milanesi attraverso i secoli.

Molto tempo dopo, infatti, lo scrittore Alessandro Manzoni si ricordò di lui rendendogli omaggio nella sua opera più importante e famosa, il romanzo storico “I Promessi Sposi”. Volle ricordarlo dando il suo nome ad uno dei personaggi dell’opera, il frate questuante tra i poveri, dal temperamento loquace. 

Inoltre, a Milano è sorta la tradizione del cosiddetto “pane di san Galdino“: era chiamato così il pane che veniva distribuito ai poveri e ai detenuti in carcere in memoria di questo santo che tnato si era adoperato per i bisognosi.

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