«Frate Deo gratias». Così lo chiamavano nella Roma cinquecentesca dove trascorrerà gran parte della sua esistenza.
Un soprannome che si era guadagnato perché peregrinando in lungo e in largo per le strade della città eterna, bisaccia in spalla, a chiedere l’elemosina per i poveri e i malati diceva a tutti, con tono serafico, «Deo gratias». A tutti: tanto a chi gli dava qualcosa quanto a chi non gli dava proprio nulla.
Quest’uomo non era altri che Felice da Cantalice, umile frate cappuccino, una delle più popolari e caratteristiche figure della Roma del tempo. Nato nel 1515 da una famiglia contadina a Cantalice, nel Reatino, fino a trent’anni aveva lavorato nei campi. Tentò poi l’avventura nella capitale, spinto dal desiderio di migliorare la propria condizione di povero villano.
Sentendosi chiamato alla vita religiosa, divenne frate contraddistinguendosi subito per lo stile semplice e lo spirito faceto e giovanile. Umile e saggio, ma di quella saggezza tutta soprannaturale che Dio concede ai semplici, sollecitava tutti a mostrarsi caritatevoli. Ai ragazzi insegnava e dirigeva semplici canzoni.
Amava in maniera particolare la preghiera. E non sapendo leggere era solito dire che studiava soltanto sei lettere: cinque rosse e una bianca, e che soltanto queste gli erano sufficienti per diventare esperto della scienza dei Santi. Le cinque lettere rosse erano le cinque piaghe della Passione di Gesù, la lettera bianca indicava la purezza di Maria, alla quale era devotissimo sforzandosi di imitarne le virtù, prima fra tutte la purità.
Lo noterà San Filippo Neri, che gli si farà amico chiedendogli pubblicamente consigli e ammaestramenti quando lo incrociava per strada. Anche il grande San Carlo Borromeo lo onorerà della sua stima. Sia uno che l’altro, nel ricorrere a lui per avere consigli, non disdegnavano di inchinarglisi davanti suscitando stupore e ammirazione.
L’umile e saggio frate cappuccino, amato dai poveri come dai grandi, nascerà al cielo il 18 maggio del 1587, rapito nella visione della Madre di Dio. E ben presto la sua tomba, nella chiesa dei Cappuccini a Roma, diventò luogo di miracoli. Anche l’olio della tomba che ardeva sulla tomba di frate Felice rivelò virtù eccezionalmente medicamentose.
O Dio, che in San Felice da Cantalice hai dato alla Chiesa e alla Famiglia Francescana un luminoso esempio di semplicità evangelica e di vita consacrata alla tua lode, donaci di seguire il suo esempio cercando con gioia e amando solamente Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
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