La vita di Giovanni Eudes mostra come Dio ispiri “moschettieri” molto particolari capaci di duellare solo con le sue armi: quelle della carità.
Fondatore della Congregazione di Gesù e Maria, meglio nota come quella dei «padri Eudisti», combatte le pesti spirituali (e anche quelle materiali) del suo tempo testimoniando il vero volto dell’amore divino.
Giovanni Eudes, futuro fondatore della Congregazione di Gesù e Maria, nasce in un piccolo paese della Normandia nel 1601. In un’epoca immortalata non meno che romanzata da opere come I tre moschettieri di Alexandre Dumas, dimostra fin da giovanissimo la sua preferenza per ben altro genere di duelli da moschettieri. Ha appena nove anni quando, dopo aver ricevuto un sonoro schiaffo da un compagno, si ricorda delle parole del Vangelo. E così porge l’altra guancia in attesa del secondo schiaffo, da vero moschettiere di Gesù e della Madonna.
Scolaro esemplare, Giovanni entra ancora giovanissimo nell’Oratorio di Pietro de Bérulle e diventa sacerdote. E quando in Normandia scoppia la peste si comporta ancora una volta da coraggioso moschettiere del Vangelo. Non solo è uno dei primi a soccorrere gli appestati ma, per non contagiare gli altri, elegge a propria dimora una botte in mezzo a un prato. Colpito anche lui dalla peste, riesce prodigiosamente a guarire dal terribile morbo.
Quella della peste non è però l’unica piaga del suo tempo. Giovanni Eudes vive in un momento storico funestato da altre due piaghe, stavolta di tipo spirituale però. La prima è la diffusa ignoranza del clero, la seconda invece è la presenza dell’eresia giansenista.
I Giansenisti – cioè i seguaci della dottrina rigorista elaborata dal vescovo olandese Cornelio Giansenio (1585 – 1638) – criticavano a giusto titolo le devozioni superficiali, a rischio di sconfinare nella superstizione, fatte proprie da tanti fedeli cattolici. Ma cadevano a loro volta nella superbia spirituale negando il valore di ogni devozione e predicando un regime di vita spirituale sì rigorosissimo, ma anche arcigno ed arido. La loro propaganda però aveva gioco facile presso le persone più serie, che aspiravano a una maggiore austerità di vita.
La risposta di Giovanni Eudes al giansenismo
Giovanni Eudes prende sul serio la sfida giansenista. Riconosce infatti che «la scienza della devozione consiste nel non avere un attaccamento esclusivo a nessuna pratica o esercizio particolare di pietà».
Ma la sua risposta non consiste in un rigorismo ancor più arcigno di quello dei Giansenisti, ma nella testimonianza del caldo affetto dell’amore divino. Per contrastare l’aridità e il vuoto alimentato dalla predicazione dei seguaci di Giansenio propone infatti il calore, il conforto e la luce della devozione al Sacro Cuore di Gesù e Maria.
Per sostenere e diffondere questo culto fonda la sua Congregazione di religiosi impegnati a diffondere l’amore e la carità. E che saranno chiamati, dal suo cognome, «Eudisti». La Chiesa accoglierà prontamente la proposta di Giovanni Eudes, intravedendovi un potente antidoto contro la serpeggiante e sottile superbia dell’eresia di Giansenio. Giovanni Eudes muore nel 1680, e la sua santità sarà riconosciuta nel 1925.