San Mansueto, vescovo e combattente, terrà fede al suo nome con chi peccava per debolezza o ignoranza.
Ma davanti all’errore innalzato a verità sarà tutt’altro che mansueto, sfoderando una energica opposizione che lo renderà conosciuto e apprezzato come pastore vigilantissimo e preoccupato per la salute spirituale del gregge che gli era stato affidato.
Un’eresia insidiosa: il monotelismo
Al nome di San Mansueto, vescovo di Milano nel VII secolo, è legata un’eresia oggi quasi totalmente finita nel dimenticatoio: l’eresia dei cosiddetti «monoteliti». San Mansueto si opporrà con tutte le sue forze all’eresia del «monotelismo» scrivendo anche un libro proprio per contrastarla.
La storia delle eresie è di grande complessità: l’errore infatti quasi sempre si presenta sotto false spoglie, come se in un certo senso giocasse a nascondino. Ama perciò muoversi in maniera obliqua, torbida, nascosta, con un andamento furtivo e serpeggiante.
Le “costanti” dell’eresia
Alcune tendenze ereticali però rimangono costanti. Una di questa è quella «monofisita»: consiste nella confusione tra le due nature di Gesù che, secondo l’autentico insegnamento della Chiesa, è vero Dio e vero uomo: et-et, questo e quello. L’eresia mira invece a insediare l’aut-aut all’interno del dogma, cercando di ridurre Gesù Cristo solo a uomo o a Dio: o questo o quello.
Per questo motivo la Chiesa aveva condannato l’errore dei «monofisiti» ribadendo che Gesù è vero Dio e vero uomo. Ecco allora che questo errore tornava a rialzare la testa sotto la forma del «monotelismo» che affermava sì di riconoscere la distinzione di uomo e Dio, ma al tempo stesso sosteneva che nel Signore Gesù era presente un’unica volontà.
Un pastore che vedeva l’errore da lontano
Poteva sembra una tesi tutto sommato innocua. Ma non agli occhi di San Mansueto, romano di nascita trapiantato a Milano. Proprio lì, attorno al 670, era salito sulla cattedra episcopale che era stata di Sant’Ambrogio. Ce lo avevano portato la sua grande pietà e la dottrina altrettanto grande. Proprio nella città ambrosiana convocherà un concilio per discutere e affrontare la nuova pericolosa eresia.
Sarà molto attivo e ascoltato anche durante il Concilio romano convocato nel 680 da papa Agatone, che condannerà il «monotelismo». Come anticipato il vescovo Mansueto scriverà un libro per confutare la sottile eresia monotelita. Una dottrina pericolosa, perché puntava a intaccare il dogma non sulla duplice natura, ma insistendo sull’unica volontà di Cristo.
Un pastore mansueto con l’errante, non con l’errore
San Mansueto era fedele al suo nome («docile» o «affabile» dal latino) quando doveva trattare con peccatori che difettavano, per debolezza, di volontà o verso chi cadeva nell’errore per la sua mente vacillante. Ma all’errore insidioso del monotelismo Mansueto non riservò alcuna mansuetudine. Al contrario, darà battaglia con inflessibilità, tenacia e intransigenza all’eresia. Sosterrà sempre l’autentica dottrina cattolica, guadagnandosi la fama di pastore sollecito e vigilante, dalla fede integerrima.
Tornerà alla casa del Padre subito dopo la conclusione del Concilio di Roma, del quale fu protagonista e che vedrà condannare l’eresia monotelita contro la quale il santo vescovo non aveva lesinato energie.