San Macario Alessandrino (detto anche il Giovane) fu un grande asceta che cercò di imitare la passione di Gesù con una vita di rinunce, mortificazioni e penitenze nel deserto.
Asceta severissimo, dedito al sacrificio, all’orazione e alla preghiera, era capace di colpire per l’allegria e la felicità che trasmetteva grazie alla costante e intima unione con Dio ricercata per tutta la sua lunga vita.
Macario («felice» o «beato» in greco) nasce ad Alessandria attorno al 300. Verso il 335 diventa monaco nel deserto a Tebaida, nell’Alto Egitto, intorno al 335.
Della vita di Macario – detto il Giovane per distinguerlo da San Macario il Grande – abbiamo informazioni grazie alla Storia lausiana di Palladio, la storia più antica e attendibile dei primo monachesimo.
Palladio racconta una esistenza fatta di grande austerità. Ogni anacoreta viveva in totale solitudine nella sua cella separata, in contemplazione e in unione con Dio. Gli anacoreti si incontravano solo il sabato e la domenica per i servizi divini. Essi si dedicavano alla preghiera, impegnandosi nel lavoro manuale (nella tessitura di stuoie o cose simili), che li avrebbero aiutati a promuovere la contemplazione e l’unione con Dio.
Questi anacoreti, vivendo solo per l’Altissimo, univano la gioia alla preghiera e alla consacrazione a Dio, aggiungendo anche una severa continenza al totale ritiro dal mondo. Tra loro Macario si segnalava per austerità e ascetismo, desideroso di amare Gesù e imitarlo nella sua passione.
Il desiderio di Macario era quello di riparare i peccati del mondo e Satana lo tentò per spingerlo ad abbandonare il deserto per prendersi cura dei malati in un ospedale. Ma Macario, sapendo che era una tentazione, la superò.
Si racconta che per anni Macario abbia soltanto mangiato piante e pochi chicchi. La brama di mortificarsi lo portava a fare lunghe veglie fiori dalla sua cella, al caldo di giorno e al freddo di notte. Venne ordinato sacerdote e per qualche tempo visse nel monastero di Tabenna dove visitò San Pacomio.
Si narra anche che un giorno, mentre attraversava il Nilo in compagnia di San Macario il Vecchio, abbia incontrato un gruppo di ufficiali dell’esercito, i quali furono colpiti dall’atteggiamento allegro e felice dei due anacoreti: “È curioso come questi uomini siano così felici in mezzo alla loro povertà”, si dicevano l’un altro. Al ché Macario il Giovane rispose: “Avete ragione quando ci qualificate come uomini felici, perché in verità il nostro nome lo testimonia“. Come dicevamo all’inizio Macario infatti vuol dire “felice”.
Macario, ricordato anche come operatore di prodigi, sarà perseguitato e calunniato per la fede cattolica da Lucio, patriarca ariano di Alessandria,. La persecuzione arriva al punto di costringerlo a lasciare la sua cella e a andare in esilio a Nitria. Morirà al termine di una lunga vita, a circa cento anni.
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