Nel giorno della solennità di Pentecoste, si celebra la discesa dello Spirito Paraclito su Maria e gli apostoli, 50 giorni dopo la Pasqua e l’elargizione dei suoi doni.
Al cinquantesimo giorno dopo la Pasqua lo Spirito Santo promesso da Gesù discese sui discepoli radunati che erano radunati nel Cenacolo con La Vergine Maria. L’episodio è narrato negli Atti degli Apostoli al capitolo 2.
La Pentecoste è una festa celebrata sia dagli ebrei che dai cristiani. Originariamente la festa di Pentecoste commemorava l’esodo del popolo d’Israele dall’Egitto. E in questa occasione si offrivano a Dio le primizie del raccolto.
Gradualmente sarà associata al ricordo del giorno in cui Dio, sul monte Sinai, consegnò a Mosè le tavole della Legge. La Pentecoste cristiana rievoca quel giorno, 50 giorni dopo la Pasqua, quando gli apostoli con Maria, si trovavano insieme a Gerusalemme, probabilmente nel Cenacolo, la stessa casa in cui si celebrò l’Ultima Cena.
Lo Spirito Paraclito e i suoi doni
Quello che accadde è descritto esplicitamente negli Atti degli Apostoli con tutti i particolari. “Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi” (Atti 2, 2-4).
Paraclito è il termine con cui il Vangelo di Giovanni indica lo Spirito Santo. Dal greco, παράκλητος, vuol dire letteralmente “chiamato presso” e con esso si intende lo Spirito di verità, la Terza Persona della Santissima Trinità. La parola paraclito indica l’azione di chiamare accanto a sé per aiutare, quindi è inteso come lo Spirito consolatore, che sostiene, difende, guida.
Nella circostanza della Pentecoste lo Spirito Santo svolge proprio la funzione di consolare gli apostoli ancora smarriti dalla mancanza di Gesù seppure dopo l’evento della Resurezione e di guidarli a proseguire il cammino. Il Paraclito infonde in loro i suoi doni, primo tra tutti la forza di testimoniare nel mondo.
Durante la sua Ascensione al Cielo Gesù aveva preannuciato agli apostoli “riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra” (Atti 1, 8). La missione apostolica di evangelizzazione del mondo non può che essere sostenuta dallo Spirito Santo che dona le capacità e la forza necessaria per annunciare ed essere veri testimoni, fino al martirio, insito nel significato di testimonianza.
La rappresentazione dello Spirito Santo e la Pentecoste come festa
Simbolicamente lo Spirito Santo è sempre stato associato in particolare al fuoco, che allo stesso modo dell’acqua è visto come simbolo paradossale di vita e di morte. Solo in casi molto rari lo Spirito Santo, è stato rappresentato sotto forma umana. Negli episodi dell’Annunciazione e nel Battesimo di Gesù è sotto forma di colomba, e nella Trasfigurazione è rappresentato da una nube luminosa. In altri eventi del Nuovo Testamento, lo Spirito di Dio è chiaramente indicato in lingue di fuoco, come appunto nella Pentecoste e come soffio nel Vangelo di Giovanni (20, 22).
Il primo a parlare della Pentecoste come di una festa particolare in onore dello Spirito Santo fu Tertulliano, apologeta. Già alla fine del IV secolo, la Pentecoste veniva celebrata come una festa solenne. In quel giorno veniva impartito il Battesimo a chi non lo aveva ricevuto nella Veglia Pasquale. Per molti secoli era celebrata un Ottava ovvero per 8 giorni, come avviene per il Natale e la Pasqua.
L’iconografia della Pentecoste è molto ampia e inizia prevalentemente nel Medioevo. Spesso avviene secondo uno schema compositivo che ricorda quello dell’Ultima Cena ed è volto a sottolineare l’unità della successione apostolica.