«Dobbiamo vincere il male con il bene», ha detto padre Jerzy Popiełuszko nell’ultima Messa celebrata prima di essere rapito e barbaramente ucciso dai comunisti.
Voce profetica di sacerdote, ha difeso la dignità dell’uomo e la libertà religiosa dall’oppressione del regime comunista, pagando con la vita la sua eroica testimonianza.
Jerzy Popiełuszko nasce il 4 settembre 1947 nel nord-est della Polonia. Nel 1972 diventa sacerdote. A ordinarlo è un altro futuro beato: il cardinale Stefan Wyszyński, arcivescovo di Varsavia e primate di Polonia.
Dal 1980 inizia a svolgere il ruolo di cappellano del sindacato autonomo di Solidarnosc. Nella parrocchia di San Stanislao Kostka inizia a celebrare ogni mese una “Messa per la patria” che raduna ben presto migliaia di persone. Nelle sue omelie questo prete timido e schivo, dalla salute malferma, difende con coraggio leonino la libertà religiosa, quella di opinione, i diritti umani e la giustizia, criticando il regime comunista.
Al tempo stesso padre Jerzy si guarda bene dal seminare sentimenti d’odio. Al contrario, non termina mai una delle “Messe per la patria” senza esortare i fedeli a pregare «per coloro che sono venuti qui per dovere professionale», fatto che crea non poco imbarazzo alle spie del servizio di sicurezza che registrano ogni sua parola.
Nel mirino del regime comunista
Diventa un faro e un punto di riferimento per tantissimi, vicini e lontani dalla fede. La forza profetica della sua predicazione e l’ascendente sulla popolazione lo rendono un nemico agli occhi delle autorità comuniste. Lo arrestano due volte nel 1983 e nella prima metà del 1984. Sottoposto a una sorveglianza asfissiante (arrivano a interrogarlo tredici volte), il cerchio attorno a lui comincia a stringersi sempre più. Al punto che il cardinale Glemp gli suggerisce di «cambiare aria» e di trasferirsi a Roma a studiare.
Popiełuszko rifiuta di allontanarsi, pur sapendo bene cosa lo attende. Subisce un attentato, che fallisce. Allora cercano di ucciderlo organizzando un finto incidente stradale. Ma la mano assassina, ancora una volta, non riesce nel suo intento: padre Jerzy esce miracolosamente illeso anche da quel tentativo di eliminarlo.
L’ultima Messa prima del martirio
Il 19 ottobre 1984, in quella che sarà la sua ultima messa, padre Popiełuszko invita tutti gli astanti a «chiedere di essere liberi dalla paura, dal terrore, ma soprattutto dal desiderio di vendetta. Dobbiamo vincere il male con il bene».
È il suo testamento spirituale. Soltanto poche ore dopo tre funzionari del Ministero dell’Interno vengono a prelevarlo. Lo chiudono nel bagagliaio di un’auto. Poi lo picchiano, lo torturano al punto da maciullargli la mandibola e sfondargli il cranio a colpi di manganello. Infine lo gettano nelle acque gelide della Vistola con un sacco di pietre legate addosso.
Padre Jerzy, pastore mite e coraggioso, muore così, a 37 anni. Ritrovano il suo corpo “incaprettato” il 30 ottobre successivo. La notizia della brutale uccisione del sacerdote scuote nel profondo tutto il Paese.
Una folla incredibile ai funerali
Al suo funerale prendono parte mezzo milione di persone. Il 14 giugno 1987 papa Giovanni Paolo II va a pregare sulla sua tomba. Nel corso degli anni, oltre 18 milioni di persone finiranno per seguire il suo esempio.
Viene beatificato a Varsavia il 6 giugno 2010 con una messa solenne.