La santità di Padre Bernardino Realino era talmente evidente che fedeli e capi della città volevano farlo canonizzare quando ancora era in vita.
Uomo dai molti talenti e dalla vita irrequieta, si convertirà alla fede cristiana grazie a una straordinaria apparizione.
San Bernardino Realino, gesuita italiano del ’500, è uno dei patroni della città di Lecce. Lui però era nato a Carpi, nel Modenese, nel 1530 da Francesco Realino e da Elisabetta Bellentoni.
Proprio nella ridente cittadina emiliana trascorre la prima parte della sua vita, facendo parlare di sé ma non per ragioni legate alla santità di vita. I genitori, che lo avevano chiamato Bernardino in onore del celebre Santo senese, lo fanno studiare prima a Carpi, poi a Modena e infine a Bologna, dove si laurea in diritto civile e canonico.
Bernardino è svelto di mente ma, purtroppo, anche di mano. Tira di scherma e dimostra notevole abilità anche col pugnale. Al punto che un giorno, durante una rissa, ferisce un uomo col pugnale senza farsi particolari problemi di coscienza. Al tempo infatti farsi giustizia da sé era motivo di vanto.
Si vede costretto però a espatriare. Prima è podestà a Felizzano, poi avvocato fiscale ad Alessandria, giudice a Castiglione, intendente a Pescara. Tra i suoi tanti talenti c’è anche quello letterario, che coltiva nei momenti liberi. Pubblica un suo commento al celebre poeta latino Catullo, riscuotendo l’apprezzamento dei maggiori umanisti del tempo.
Col tempo Bernardino riesce farsi un’ottima posizione e un’altrettanto eccellente reputazione. Nessuno ricorda più il delitto impunito di cui era reso colpevole. Ma nel 1564 un’apparizione della Vergine col Bambino e l’incontro con un padre gesuita che gli consiglia la recita del Rosario cambiano da cima a fondo la sua vita.
Decide di entrare nel collegio napoletano Compagnia di Gesù e nel 1567 viene consacrato sacerdote. L’ex giudice e letterato stimato avrebbe voluto rimanere fratello laico, per dedicarsi ai lavori più umili. Ma i suoi superiori lo indirizzano verso gli ordini sacri e gli conferiscono l’incarico di direttore spirituale e maestro dei novizi.
«Sono spaventato – scrive al padre dopo essere diventato prete – sono spaventato pensando alla mia indegnità… Non avevo preso l’abito della Compagnia per essere onorato del sacerdozio. Ma l’uomo propone e Dio dispone».
Sempre per obbedienza accetta di essere inviato a Lecce, dove arriva nel 1574 per passare la seconda metà della sua lunga vita. Nella città salentina rimarrà infatti per quarantadue anni, predicando e soprattutto confessando. I penitenti di Padre Bernardino Realino accorrono da ogni parte d’Italia. Spesso gli si presentano pieno di dubbi e scetticismo. Ma prima ancora che aprano bocca, il sacerdote indovina i loro pensieri, anticipa le loro obiezioni e anche gli accadimenti futuri.
Padre Bernardino avrà la singolare sorte di essere acclamato protettore di Lecce quando ancora era in vita. A ottantasei anni, quasi cieco e immobilizzato nella sua cameretta a causa di una caduta, gli si presentano le autorità civili di Lecce. Non appena si era sparsa la voce della sua morte imminente, e temendo che potesse essere la nativa Carpi a reclamarne il patrocinio, le magistrature cittadine si erano precipitate al suo capezzale per chiedergli ufficialmente di prendere Lecce sotto la sua protezione.
Ma i cittadini di Lecce andarono anche più in là della richiesta di preghiere e protezione avanzata dai capi della città. Sì, perché la popolazione spinse il vescovo locale a chiedere di iniziare il processo di beatificazione prima ancora che il futuro protettore della città avesse lasciato questo mondo!
Non stupisce allora che il 2 luglio 1616, quando Padre Realino nacque al cielo, sia stato abbia acclamato Santo a furor di popolo. Una voce non soltanto popolare perché subito dopo a introdurre la sua causa di beatificazione a Roma fu un grande teologo, San Roberto Bellarmino, grande estimatore del sacerdote gesuita.
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